Una farfalla su una foglia bianca..
una piccola farfalla sottile,
come su una cimba, tenta di stare
a galla. Sento l’onda.. l’onda che ora
passa. Sento la tremula onda e passa.
Oh onda!... Passa la foglia e la
farfalla
söavemente plana… E passa il Sole,
questo solito Sole senza sguardo,
e viene sera, viene il Temporale,
passa la fecondità della terra,
del grano e dei piccoli melograni
in fiore. Ascolto… Non sento, non odo..
non sento che vortici sofferenti,
che tuoni.. tuoni leggeri, ululanti
per le ramora opache e appariscenti
dei lampi che, in effetti, sembrano
alberi..
alberi senza foglie e senza gemme,
ma alberi veri, rëali.. contorti
infiammati di brillantezza per
un attimo. E l’attimo.. no, non passa,
non si estingue. Mi fermo. Forse
piove..
lentamente piove.. forse per sempre..
sì! per questo inconfondibile
sempre!...
Però amo la Tempesta. Ascolto… Volano
le foglie al vento, volano le sabbie
dei ruscelletti, volano sui miei occhi -
nei miei occhi! - sul mio cuore, sulla
sera,
sopra le tegole e sopra le vie
e sulle scale tintinna la grandine.
E passa anche questa grandine e passa
la sua ira. Perché, dunque, ci
tormenta?...
Perché?... Perché i fanciulli la
raccolgono?...
È solo una ricordanza del cielo
che vive poco, il tempo per
disciogliersi..
il tempo per un po’ di vanità
feconda.. il tempo per dir “Sono nulla!”.
Ma la farfalla.. l’amica farfalla
che giace spenta, tenta ancora un’altra
volta di stare a galla su una bolla
d’acqua.. una bolla di vecchio sapone,
di olio… Colpita dalla pioggia fredda
questa povera.. misera farfalla
fa un ultimo salto.. un ultimo volo..
un ultimo sforzo.. un semplice anelito…
“Portatemi, acque, lontano! Portatemi
con voi! Fatemi viaggiare con voi!”…
Raggiunge le nuvole in mezzo al cielo
e, lentamente.. ridiventa pioggia.