Nude ombre di Villi v’èran. Danza
fu d’un sepolcro, e del suo nubile ossame.
All’arpa tra le nebbie una romanza
uno spettro lagnava. E era il ciel rame
del nascituro vespro, e i fior fragranza
dell’empia Morte. E danzava al fogliame
la mascherata vergine. Doglianza
non fu che di dolore, oh cuor di dame!
Era la selva una notturna stanza
d’un ballo eterno, e sconfinato e infame.
E io che qui sogno il vostro inappagato seno,
che vi dirò, oh mie Villi? Forse i canti
funebri e mesti, e i lamenti del Fato, ergerò; i
miei sogni inavverati, e i spiri infranti
da un vano Amore e da un fior trasognato. E…
e voi - voi! - conterete i miei aspri pianti, e al
Reno
mi ondeggerete; e il vostro spettro orbato
di tanta Vita, e i pepli d’adamanti
or saranno i miei manti. E almeno
potrò gridàr che ti amai, oh tu, fanciulla,
sogno ghermito nel volo del Nulla!
Massimiliano Zaino di Lavezzaro
Sabato XXVI Settembre AD MMXV