Vattene Satana, dall’Autunno
e dall’Inverno e dalla nebbia fosca
che ulula come Titano, come Unno,
che tutto preme, bacia, abbraccia..
attosca;
vattene dalle pagine sciupate
di Dio e dalle pagine del Salterio,
dalle penombre vecchie e sconsacrate
delle mie mani e anche dall’adulterio
dei sogni, dei pensieri e dei miraggi;
vattene dal mare dove somigli
ai baci delle meduse e ai consigli
delle Sirene e ai mesti päesaggi
tra scoglio e naufragio; vattene,
dunque,
dal sogghigno beffardo d’una gonna
leggera.. leggera che la Madonna
disfida e dall’artiglio di chiunque,
dal tremulo artiglio d’una fanciulla,
dalle labbia che suggono veleno
e dal fanciullo che ora sugge al seno
per essere Vita ed essere Nulla;
vattene dagli incensi della Chiesa,
dalle vetrate, dalla Croce e dalle
ostie, da Maddalena e dall’offesa
Eva ricoperta di foglie gialle,
e anche dall’Eva che ammicca ai Peccati
con il frutto pröibito, da Adamo,
dal triste Giuda che si appende al ramo,
dal Destino.. dai Profeti.. dai Fati;
vattene, Satana, dal mio pöema,
dai desideri d’un cuore perverso,
dalla mia Pöesia e dall’Universo!
Vattene!... Oh Satana, a te l’anatema!
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