Racconti delle foglie scivolanti
sui vetri della finestra, di sera.
Qualche abbaglio di ramora spasmanti.
Una preghiera
di qualche vecchia che sta per cenare.
Il silenzio nebbioso della via,
il frastuono inclemente della strada,
il treno che saetta e va a fischiare.
L’Ave Maria
dal campanile svettante sul borgo.
Un brivido alla schiena, intanto,
scuote
la quiete della tremula contrada.
Per l’arie vuote
manca qualcosa dei campi mietuti:
un po’ di paglia a far da caminetto
per la Luna che ha freddo senza il Sole
al suo cospetto.
Siamo perduti!... Siam tutti perduti!
Anche la caldarrosta tra le labbia
non si sparmia, nemmeno il dolce mosto,
nemmeno Ebe, una fanciulla di sabbia,
spauracchio d’Agosto.
Melanconicamente etterna sera.
Divinamente Autunno.
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