Se tu mi attendi con timido pianto,
se
conti le ore della lunga attesa,
se
piangi piano, piano con le labbia
che
lambiscono petali di rosa..
se
mi chiami per nome e per incanto,
se
quest’assenza no, non t’ha mai offesa,
se
sai che io sono vanità di sabbia..
di
sabbia di una duna un po’ orgogliosa..
se
sento questo cuor che mi fa guerra,
se
odi i miei palpiti che urlano un dilemma,
se
vedo che mi splende un po’ di Sole,
se
sogno immerso nella fantasia..
se
ritornerò, disïata terra,
lungo
i tuoi fior, la solitaria gemma
di
tant’altre solitarie vïole,
se
volerò da questa prigionia…
Se
fosse stato un incubo blasfemo,
una
bestemma per atomi illusi,
se
fosse stato il sogghigno di un folle
che
ci ha derisi, se fosse stata ombra
orrida
e infame di un finto veleno,
se
fossero stati cieli soffusi
di
temporale che va sulle zolle
aride,
un suono che vada e confonda
con
i tuoni i singhiozzi tremolanti..
se
fosse stata la vanità amara
di
un libro con delle fiabe di streghe,
se
fosse stato un pöema di maghi,
se
fosser stati viaggi vagolanti
su
Oceani per una terra arcana,
un
viaggio fatto più di mille leghe
verso
orizzonti misteriosi e vaghi…
Se
tu, terra, or che germini bramate
rose
attendessi il tuo Pöeta attonito,
se
non fosse lo scherzo, lo scherno
di
un terribile Demone o di Dio…
Ipotesi
infinite e sconfinate!...
Ma
per ogni “se” ha scritto il Fato un monito:
matematicamente
sogno eterno,
perdutamente singhiozzi d’addio.
Fotografia dell'Autore stesso, Massimiliano Zaino Di Lavezzaro, Corone di Fiori rosei, Domenica XIII Marzo AD MMXXII.
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