La sera è un infinito di occhi ceruli,
di ciglia nere e di pupille bianche
che si dilatano un po’ al bistro e al
loto
di una Dea egizia che fa le malie
e che inganna anche le stelle e la
Luna,
in un lampo.. in un ghigno di orizzonti
rubini e d’oro il quale poi si spegne;
e il suo fascino antico si perpetua
e si susseguono agili bagliori
come destrieri violacei e fuggenti
che si difformano al buio della Notte
e diventano simili alla pelle
di una schiava africana di un Faraone
mentre fa la farina per la birra,
ambrato luccicar di astri lontani.
Allor si spengono i sentieri, i boschi,
le vie rimaste solitarie e vuote,
e non ci sono più occhi, più pupille.
Rimane in tanta tenebra il mio sguardo.
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