Nel dì ultimo d’Estate v’è un sapore
come di caldarroste impallidite,
di stecchi di cannella algida e diaspro-(sangue),
di chiodi di garofano insecchiti,
e di foglie che bruciano; v’è come,
remigante nel cielo, un sentimento
asprigno di vendemmie che tramontano
nel lungo mar delle montagne buie,
e di mosto e di qualche altro Falerno
che fiuta per la terra pien di pioggia,
con quello sguardo dionisiaco e fresco
e con quegli occhi rossi di tramonto
e quel profumo un po’ di Primavera
morta e quei sensi di folle ribelle.
Poi, tutto si fa cupo e tenebroso,
v’è come un senso di melanconia
profonda; e allor, finisce il giorno, e
vien
sera e la Vita sembra che si accorci -
ripetutamente infinite fiate -
lungo le dita scialbe delle Erinni,
e muor la gioventù, si ché mi manca
della tua gaiezza il tuo sorriso,
tramontando in cotante ombre e Notte, oh Ebe!
Fotografia dell'Autore stesso, Foglie d'Autunno del Color del Vino, Sabato VI Novembre AD MMXXI.
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