Ripeterò sedendo i canti eterei,
oh
ventre della terra che germoglia
fiori
di melograno e che, inclinando
alla
Vita nascente, i suoi venerei
occhi
a me ora commette! E la tua doglia,
di
begli incensi tergendo, onorerò
al
venir primo del fiore più fulvo,
dalle
candide spume un giorno nato
dei
vecchi ghiacci, come un tempo so
che
Dea nascea Afrodite dalla culla
degli
Abissi profondi, il sacro Fato
dell’Amore
sublime a stabilire,
quando
la terra agli Dei si fea sacra.
Oh
docile fanciulla dai dorati
piedi,
che danzi per ogni desire
del
verno trionfando la nebbia acre!
In
te riscopro la beltà vitale
delle
stagioni infinite e continue..
il
dolce canto dell’umana Sorte,
un
lago di ninfee, un cielo d’opale,
riscopro i fiori, le ossa della Morte.
Quadro di Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi, ovvero, Sandro Botticelli (1445-1510), La Primavera, Rinascimento fiorentino, 1478-1482.
Massimiliano Zaino di
Lavezzaro, Mia Registrata, Lunedì XXII Febbraio AD MMXXI.
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