Tu
vedi nel lontano oblio, orizzonte,
odi:
ghirlande di rose intrecciate,
pallidi
biancospini, sogni belli…
bei
sogni di calendimaggio, i rami
d’euphorbia sanguinanti di Dio, il Fato,
il
computo perenne delle spine
che
si ripete. Dove scorri? Scorro.
Che
cosa pensi? Penso. Chi sei? Un fiore…
macché,
un’ombra… un agguato… un cimitero,
una
maschera che urla dissanguandosi,
una
larva che piange e che sorride…
un
sorriso che muta in una lagrima,
un
pianto che si cambia in un sogghigno.
Chi
sei, allora? Chiunque vuoi che io sia,
lo
sono… sono per me chi son io:
se
sono un’ombra, ti spavento… se un ghigno,
t’irrido…
se un agguato, ti divoro…
entrambi
ci maschereremo un giorno
con
la mia stessa maschera mortuaria,
perché,
alla fine, sono un cimitero.
Semplicemente
penso che non sia
questo
il tempo di rose e di Madonne,
ma
siedo sotto il campanile aguzzo
a
rigirare Rosari… a sognare
ogni
incanto perduto dei bei fiori
immortali…
dei bei fiori mai visti.
Caspar David Friedrich, Un Paesaggio prima del Temporale, Romanticismo e Simbolismo tedesco, Prima Metà del Secolo XIX |
Massimiliano Zaino di
Lavezzaro, Mia Registrata, Venerdì I Maggio AD MMXX.
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