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venerdì 1 maggio 2020

Delirium


Tu vedi nel lontano oblio, orizzonte,
odi: ghirlande di rose intrecciate,
pallidi biancospini, sogni belli…
bei sogni di calendimaggio, i rami
d’euphorbia sanguinanti di Dio, il Fato,
il computo perenne delle spine
che si ripete. Dove scorri? Scorro.
Che cosa pensi? Penso. Chi sei? Un fiore…
macché, un’ombra… un agguato… un cimitero,
una maschera che urla dissanguandosi,
una larva che piange e che sorride…
un sorriso che muta in una lagrima,
un pianto che si cambia in un sogghigno.
Chi sei, allora? Chiunque vuoi che io sia,
lo sono… sono per me chi son io:
se sono un’ombra, ti spavento… se un ghigno,
t’irrido… se un agguato, ti divoro…
entrambi ci maschereremo un giorno
con la mia stessa maschera mortuaria,
perché, alla fine, sono un cimitero.
Semplicemente penso che non sia
questo il tempo di rose e di Madonne,
ma siedo sotto il campanile aguzzo
a rigirare Rosari… a sognare
ogni incanto perduto dei bei fiori
immortali… dei bei fiori mai visti.

Caspar David Friedrich, Un Paesaggio prima del Temporale, Romanticismo e Simbolismo tedesco, Prima Metà del Secolo XIX


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Venerdì I Maggio AD MMXX.