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giovedì 2 aprile 2015

Una Ballata tragica di Riflessione

È la canzone dell’arida Vita,
lagna feroce, nel pianto infinita.

Non è che tomba delle doglie ‘l core,
un sogno d’illusioni e di lamento,
Furia che al Sole si scaglia e nel vento
l’estremo lamentar d’un mesto Amore.

L’ora incessante e in sul duol seppellisce
le concitate cure e i sogni côlti,
e d’oro l’orizzonte si finisce
nel frammentar degli astri in falbi volti -
lumi di febbre - e i desiri irrisolti
lietamente sen vanno al guardo illuso
‘ve la spene si muor e qual deluso
spiro la Sorte impartisce ‘l dolore.

Così nel Tempo è ‘l dubbio, e lo splendore
della Luna e de’i ciel pe’i qual m’assento
non è che un’illusione; e m’è tormento
l’estremo lamentar d’un mesto Amore.

È la canzone dell’arida Vita,
lagna feroce, nel pianto infinita.

Oh Poëta sprezzato, ascolta ‘l fiore
che al vespro si lamenta, e al pianto lento
d’ansie civette, l’eterno portento:
l’estremo lamentar d’un mesto Amore!

Un dì tu ne arrischiavi ‘l tuo Destino,
e nel sogno irrequieto, ahimè, perdesti,
la coppa del gridar d’un tristo tino -
sangue irredento - all’Immortal bevesti,
e i cieli ti divennero funesti;
e come ne potevi amar la bruna
tinta de’i nembi, al tramontar la Luna?....
Del Fato minacciato or fu ‘l Furore!

Ei t’incalzava, e seguìa un cacciatore
l’orme insolute del tuo Sentimento,
e questi fu un Demòne, un lenimento,
l’estremo lamentar d’un mesto Amore.

È la canzone dell’arida Vita,
lagna feroce, nel pianto infinita.

La cura ne divenne e vana e all’ore
della Notte una doglia, e tetro e a stento
la sopportasti nel sognar sgomento,
l’estremo lamentar d’un mesto Amore.

Crepuscolo d’infamia! Oh Luna altèra!
Quanto i’ ne piansi al fatal luccicare
del vostro scialbo argento, e della schiera
delle nubi che orbava e l’ermo e ‘l mare!....
I’ son, infatti, or quei che a naufragare,
Poëta è destinato, e al freddo avello
d’un spirto inaridito, e non più bello
di speni e desiänze e di candore.

Ma pur che lentamente e forse muore
questo dubbio di Morte che n’addento.
M’è d’uopo e tanto e qui ‘l sopporta mento,
l’estremo lamentar d’un mesto Amore.

È la canzone dell’arida Vita,
lagna feroce, nel pianto infinita.


Massimiliano Zaino di Lavezzaro



Mercoledì I Aprile AD MMXV

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