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martedì 3 marzo 2015

I Pensieri orrendi della Decadenza

Niente... e qui 'l Nulla affascina e si vive,
e la Vita si mostra un sogno odiato -
in mondo di menzogna - e le giulive
speni ne sono chimere del Fato;

e tu, Poëta, lagni e a queste rive
vittima se' del viver, umiliato,
e incompreso e represso, e l'affettive
quieti svaniscon. Oh fossi mai nato!

La Furia fulgoreggia e del Demòne
la fiamma si ridesta, e scaglia al vento
i cantici e le rose, e la canzone,

e in perfidia si cala 'l Sentimento,
e le labbra innocenti giaccion prone
in un mare di sprezzo e tradimento.

Di penare è 'l momento,
poiché alla Primavera degli augelli
lupi vi sono in sembianze d'agnelli....

Lupi che danno la Vita agli armenti,
aquile folli che parlan d'Amore.
Ma chi crede che sia un mondo i cui stenti
non còvan disinganni, nè dolore?....

Rapsodo n'erro, sprezzato da molti,
co' un nome che si fia larva irredenta
che si posa e si cangia a' tanti volti,
e che al sogno si muore e giace spenta;
e la Vita medesma qui m'attenta,
un viver che non volli, e forse 'l cielo,
le pallide ninfee e 'l formido gelo,
e 'l palpito sgraziato in fondo al core.

Si decadono i sensi e i Sentimenti,
sono un giardino d'un tremulo fiore.
Ma chi crede che sia un mondo i cui stenti
non còvan disinganni, nè dolore?....

Niente... e qui 'l Nulla si pinge di canto,
e l'uomo si trascina in tetro avello,
e l'occhio si lamenta in freddo pianto,
come al ramo che sorge fa l'augello.

Così vincon le larve, e al fango affranto
le Furie del meriggio al praticello
i trucidati scagliano, e d'accanto
anco 'l Sole ne infiamma un arboscello.

Odio le chiome del tempo felice,
i fulgidi capei di Primavera,
e la Vita ne sprezzo; e maledice

una parte del labbro or giunto a sera,
e vivere non fora una fenìce:
e poscia v'è soltanto Morte intiera.

Il Sole è scialba cera;
e frattanto 'l Poëta in stillicidio
forse stanco di viver vuol suicidio;

e de'i suoi non fia schiera
a posar fiori belli in sulla bara,
nè a terger dalle ciglia un'acqua amara,

e la Natura fiera,
lì coprirà di terre un fior d'Iddio
che niuno ne comprese, 'l core mio!


Massimiliano Zaino di Lavezzaro



Martedì III Marzo AD MMXV

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