Se io sto al tramonto attendendo il tuo cuore,
è allora che la mia penna ti scrive,
cara fanciulla, parlando d’Amore,
e parlando parole ancor più vive,
donde nel Sogno il mio cuor nel sopore
della Notte s’accende. Ma le rive
che ci separano e quel tenebrore
della sera e queste nenie giulive
del Fato… Ahimè, come dimenticarle?...
Lo so, alla fine, che un Sogno è
soltanto,
né tu rispondi al mio dolce richiamo.
Oh di te affatturate guance! Amarle,
forse, baciar, dolèr… Non posso! e il
pianto
scorre sul labbio che sussurra “T’amo”.