Una larva è la Vita in un ballo mascherato,
dove sogghigna il pizzo della lince che copre gli
occhi,
ora è virile, e ora è femmina irridente,
quando le sue gavotte brindano agli specchi dei
fantasmi,
e l’oboe risuonando rapisce l’Anima,
il violino la vizia, il flauto la perseguita,
e alfine arriva il corno che la strappa dal cuore,
come un’eco di tomba che gela l’ultimo respiro.
Le maschere si altercano e si rispondono a menzogne,
e si prendono a braccetto e danzano i temporali
dell’orchestra,
e pronunciano nomi, quelli più mendaci e ridicoli,
e scagliano il proprio Nulla nel giuoco delle carte e
dei dadi,
dove ogni larva ha il diritto di ingiuriare al duello.
Ma sotto questi pizzi dorati, tersi di ciprie e di
ambre,
oltre gli anelli di adamanti esotici e avari, e oltre
gli orecchini,
dopo i sorrisi sogghignati dell’Amore e della
Passione,
dell’Ira e dell’Invidia, e della funerea lussuria,
c’è sempre un cuore che si chiede profondamente
d’Iddio,
e che non si acquieterà in nessun divertimento assoluto,
e all’alba di cento passi di danza e di balletto,
e al crepuscolo irrequieto di altrettanto cento anni
è lì, la Morte, l’ultimo approdo del nostro Destino
che nel nome d’Iddio ci rende tutti veri e tutti
uguali.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro
Mercoledì XIV Ottobre AD MMXV