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sabato 24 marzo 2018

Storia di Palme blasfeme

Entràr a Sòlima! Orrendo è il Fato
del Dio adorato!....
Mirate, oh Popoli! è soltanto un uomo,
un sembiante d'atòmo,
e nella sua profonda, empia Natura
è la paura.
Così sogghigna d'in su' il ciel suo tetro
Sàtana co'  un ferètro.
All'erta, Giuda! Ti chiama l'Inferno,
e più non sei tu eterno,
ma ombra di menzognera larva e tuono
per Lui che disse "Io sono!"....
All'erta, stirpe adamìtica e folle,
s'erge furioso un colle!....
Ha trionfato Lucìfero, e il pio Tempio
crolla per Morte e scempio;
e Tu, che avesti in cuòr Colui che ardeva,
negletta se' ombra d'Eva!....
Entràr a Sòlima! e Tu preghi e invochi
una Grazia per pochi:
che Iddio ti tolga il Càlice sì amaro...
oh volèr tuo profano!....
"Che fia?.... È Giove?" si chiede Pilato
con stanco fiato,
e poi si chiude nella sua aspra coorte,
ignorando sua Sorte.
All'erta! All'erta, oh Romano! è Plutone
che parla a gambe prone...
è un grido che desìdera per l'Ade
Quei che il tuo impèrio invade!....
Ahi Oscenità de' i Sogni e Vaticini!....
"Che un muoja è ne' Destini
acché di Roma la legione invitta
contra Iddio non stia ritta"...
così pensa il crudèl, vìl sacerdote
tra l'altre Anime vuote.
Entràr a Sòlima! E qual è il pegno, alfine?
Uno scettro di spine!....
Òdimi, oh sciagurato! Òdi il Demònio!
Va', fuggi... ingrato conio!....
Se' pazzo?.... Ascolta! Non puoi salvàr loro
che sempre ti divoro.
E di timore... e di terròr sì pieno
chièdesi Nicodèmo:
"Giusto sì!.... Ma il Signòr forse non è!", e
al Sinedrio muove il piè.
Entràr a Sòlima! Alfìn è sol follia
del Figlio di Maria,
d'un uom di carne e d'ossa che ricorda
la calca sorda,
i bei tempi remoti quando Pietro
pescava a' un màr di vetro,
e Lazzaro rideva, e Maria e Marta
udìan la sua ombra santa...
e Maddalena coinvolgeva al seno
co' il suo folle veleno,
e di Roma il guerrìer chiedeva aiuto
pe' il servo suo perduto.
"Ritorna indietro, Iddio!.... Infatti io ho detto
- Non tentàr il negletto
Prence di codest'Orbe! -" esclama il Diàvolo
del Tempio sotto un tàvolo.
E Giuda piange... e Giuda implora... e Giuda
lamenta e suda,
ama e sprezza, Lo adora... e Lo allontana,
ma la lotta fia vana...
e piano... piano... e lento s'avvicina
all'orecchia divina;
e dire gli vorrebbe "Non entràr,
Maèstro!" ma a parlàr
sì tosto s'interrompe, e poscia tace
ma nel cuòr non ha pace.
Entràr a Sòlima! Oh sublime istante!
E una folla danzante
osanna il Figlio di Dàvid co' allori....
Sono i Crocifissori!....
"Egò eimì Àlpha kài Omèga: archè kài tèlos*".
Questo è il Volèr del Cielo!

El Greco, Cristo porta la Croce, 1580


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Sabato XXIV del Mese di Marzo dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

* "Io sono l'Alpha e l'Omèga: il Principio e il Fine".

sabato 4 aprile 2015

Poesia di Preghiera e di Laude - Risurrezione

Per te, Anima mia, che sei l’unico sguardo di cui ebbi paura nel guardarlo, perché il volto di se stessi o d’una stella luccica dei volti degli altri. Ho avuto paura perché ero nudo d’Amore, e mi sono nascosto.

C’era una volta una favola vera,
un racconto tra quelli che ti riempiono
al lègger della fine il cuor di lacrime….
Ricordi tu la brezza d’una fiaba
che per la Notte andava, quando tu
perennemente avevi la paüra,
fauci di tenebre immote e furiose?....
Un tintinnio nel petto, sì, un solletico
breve sussulto d’una gioia inaudita,
e tu ridevi, e tu piangevi, e tu
eri la Stella padrona del Fato.
C’era una volta un Uomo che ti prese
come una madre tra le dolci braccia,
ninna nanna per te, un flebile suono
che coprì le percosse e l’empio sputo,
l’incùdin ferrea degli azzimi chiodi,
alle spalle ti pose, perché tu
non ricevessi nulla di quel Male,
aprì le mani per squarciarti il velo
del Tempio del tuo cuore, culto eterno;
e morì, e ti inondò di Vita immensa….
E tu, tu ne piangevi, sì, perché
era arrivata la fine festosa
della favola letta al vespro occulto,
gaudio indelebile e pio e immacolato.
C’era una volta un Morto; e si svegliò
nel sepolcro d’un sogno che è più vero
del Sole che si brilla, vero come
quello che senti, che provi, che esprimi,
come un «T’amo!» schioccato dalle labbra
d’un bacio che ghermì l’attimo fuggente,
irripetibile… e insognabile,
perfettamente ùnico, stupendo,
giorno senz’alba, una Notte di luce,
la freschezza dei monti all’albeggiare.
Volto a volto, e un timido e bel guardarsi!
Guardati! Sei l’immagine di Lui,
lo specchio del Dio vivente ed eterno,
l’occhio simile al suo, i capelli, il mento,
un giovane per sempre. Guarda! Tu
sei il suo conforto, il ginocchio che piègasi
a baciare il perdono… afferri la Vita!
Non arrossire, ascolta: il suo labbro
vola un mellifluo baciare, un abbraccio,
rondine lieta per i cieli in festa;
e nel tuo sguardo ameno riconosco
nel naufragio dei sensi, somma gioia,
l’impronta ch’è infinita, eternamente,
l’impronta della Vita, in un Ocèäno…
palpita!
Tu grida!
Tu giubila!.... Esulta!....
…. In un Ocèäno… in un Ocèäno, d’Amore!

*****

Va’; e annunzia alle genti che è risorto,
vinse la Morte, i peccati e il Demonio,
Cristo Signore, un fiammeggiar del Cielo.
L’ho visto… l’hai veduto! Nel madore
dei veli nuziäli della grande
Sposa che esulta nel cantico immane,
il suo volto al mio volto, al suo il tuo viso,
il mio sguardo al tuo sguardo, un fiammeggiare
di occhi perpetui che qui si ripetono
nei silenzi dei canti eccelsi e santi,
e siamo fusi in Lui al volo dell’incenso
È Notte! Ho raccontato questa favola
al tuo sonno pesante, al cuore tuo.
Chiudi gli occhi! E n’annunzia ai sogni: «È risorto!».
Domani ti risveglierai e sarai felice:
non più lacrime, non guerra,
tramutata in letizia la doglianza,
trasfigurato in miele ogni soffrire.
No!....
Non è un sogno: è la Potenza dell’Amore!

*****

Gloria a Te, oh Padre, e al Figliuolo e al Santo Spirito,
ora e per sempre, e nei secoli dei secoli.

Amen


Massimiliano Zaino di Lavezzaro



Venerdì Santo VI Aprile, Sabato Santo VII Aprile AD MMXV