Quando la carovana
abbandona il deserto
sopra il tuo serto
incensi accende,
o Donna, e poi ti attende
al chiaro della Luna,
Angiolo di Maometto,
Anima pura,
dolce d’aspetto.
Senti? Son le canzoni,
cantano dal serraglio
laudi al tuo abbaglio
di stella.. di Sole,
di viole,
di petalo velato
per paura del Diavolo,
del Dolore e del Fato
e cantano dal tavolo
della tua cena,
Musa serena.
Hai sentito i racconti
del lontano Occidente,
lungo il soffrente
travaglio, hai udito
parole del marito:
di donne senza velo,
di donne più tranquille,
di donne senza Cielo,
di libere pupille.
No, non siam che perversi
noi.. noi figli del Male
vicini al funerale,
apostati tremendi
che ti vogliamo,
che ti spogliamo,
perché sei schiava,
perché sei l’Odalisca
che deve far la brava
e che vale una lisca.
Donna, ascolta: tu vuoi
viver senza velami,
sopra i tuoi rami,
e hai ragione,
vuoi dir la tua parola,
la tua canzone,
danzare una carola
d’Amore.
Ma almeno lì c’è come
un po’ di Pöesia,
quando ti credono un Angiolo.
Qui la Pöesia è morta.
Conosco delle donne
che si adirano molto
se date delle Dee,
delle Muse, degli Angioli…
Per un po’ di ribelli
si tagliano i capelli.
E la verità è questa,
verità mesta:
dovunque sei serva..
dovunque sei serva!
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