Come una melodia di rane assorte,
sento
il tramonto che parla sommesso.
Egli
giuoca forse ora con la mia Sorte,
io
gli parlo lo stesso.
Ma
vorrei che a parlarmi fosse un occhio
della
pallida Luna.. eterea e bella..
vorrei
slanciarmi al suo fiammante cocchio,
bel
sospiro di stella..
vorrei
l’antelucano vespro amare,
sacra
agli aedi la Musa gentile,
fondermi
con lei.. sognar.. sognare!
Oh
tramonto d’Aprile!
Come
una melodia di stagni bui,
sento
il sussurro di un iris che muore.
Ascolto
il cuor che m’impazza… Di lui
resta
solo il dolore.
Ma
vorrei che sorgesse ombra di femmina,
Leda
di nuovo cigna tra ninfee,
uno
sguardo di palpiti che germina
in
un bacio di Dee.
Bacerei
a lei le cerulee leggiadre
braccia..
vorrei indovinare il suo nome,
gemmar
di baci le mani sue ladre,
poi
ergerla per l’addome
in
un salto proteso al ciel etesio..
in
un salto infinito.. riportarla
alla
Luna onde viene.. nel suo cesio
mador
amar.. amarla.
Come
una melodia di foglie assenti,
sento
incresparsi il sogno del tramonto..
mi
rimangono i versi irriverenti
di
questo mio racconto.
E
tutto cade e tutto scorre via…
Rimane solo questa melodia!
Quadro di Edmund Blair Leighton (1852-1922), Ricucendo lo Stendardo, Tardo-Romanticismo, Medievalismo, Simbolismo, Accademismo inglese, Scuola dei Preraffaelliti, 1911.
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