Ma
non rispondi ancòr, oh Luna, al tuo
Trovatòr?
E
cavalca… e cavalca il prode bardo,
avvolto
della Notte in nèr mantello.
Qui
il suo cuòr freme e l’arpa sua gli avvampa.
Canta…
canta la sua voce tremante,
e
canterà fin quando non fia l’alba,
il
liuto pizzicando e il suo desìr.
Nelle
tènebre, infatti, miràr brama
il
guardo tuo, che non vergogna, o Luna;
e
quiete non avrà se non sia pago.
Hai
forse tu timòr d’un vagabondo
Trovatòr?
Canta…
canta, e ei si duòl del tuo silenzio,
donde
le corde del liuto or riporta
l’opprimente
eco a questo cuòr che soffre.
E
il cavalièr lamenta il suo Destino,
ei,
or solitario su’ inemìca terra,
che
più non può il tuo sembiante iscordàr.
E
il cavalièr si strazia ripetendo
le
cortesi canzòn di giostre e gesta
a
te, il cui petto di ciò forse astio ha.
Vuoi
forse tu sdegnàr d’un errabondo
Trovatòr?
Ma
non è Notte il giusto istante in cui
di
te fàr sì profana questua, oh Luna,
e
ottenèr di codesta ambito premio?....
Canta…
canta l’errante menestrello,
e
se le pietre un’Ànima tenèssero,
ei
di lòr ne farìa il cuòr lagrimàr.
Ma
Amòr è tàl che di sassi non nudre,
se
non di te, oh follemente desiata,
cui
il vagabondo or grida estremo canto!
E
tu lo senti, lo intendi, e sai bèn
che
ei t’ha cercata in tanta oscura Notte,
con
fedèl ansia e tormentata speme.
Ma
non rispondi ancòr, oh Luna, al tuo
Trovatòr?
Luna
fatàl!
Massimiliano Zaino
di Lavezzaro, Mia Registrata, Sabato II Giugno AD MMXVIII.
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