Sogno io nei mie sospiri: e
alghe e Sirene,
e ombre femminee del Reno
selvaggio,
e scrigni dorati di pietre e
coralli,
e dolci seni di Ninfe e di
Ondine,
e acque fluviali ordite di
cristalli,
e onde turchine,
e fiorellìn di maggio;
e sogno io: questi piedi
delicati,
queste fanciulle,
infantilmente nude, e
senza pudore, baciate dai
nembi e
l'una coll'altra dai propri
capelli,
e questi crìn solleticàr i grembi,
e
l'Eterno che l'illude,
e gli inguini più belli,
e il lor solleticato
reciprocamente
seno di miele all'ombre delle
vele;
e sogno ancora, io romantico
e spento,
i covi ombrosi dei miei
Nibelunghi,
dove un Mostro desìdera
ghermire
i nudi ventri e le vergogne,
e i funghi
marini ai sciolti crini, e
dove ardire
è amar le donne, divertite e
bionde,
Figlie dell'iraconde
acque,
acque,
Dio del Reno.
Ma non è senso questo falbo
seno,
e non è desiderio; e queste
forme
di nudità non son che specchi
avìti
d'una bellezza antica, di cui
l'orme
si disperdono; e i Cieli,
ampi e infiniti,
le ispirano con casta
brama, e con mente d'una
divina Arte,
e l'impùdico corpo
iconoclasta
del mio ansio sogno diventa
del Bello
una sentenza amara:
vedi, oh Poëta! Sul fresco
ruscello è
la sepoltura di un'antica
bara!
E questo scrigno che lagna al
tuo cuore è
la morte d'Iddio, l'assenza
d'Amore!
Massimiliano Zaino di
Lavezzaro
Venerdì XI Settembre AD MMXV
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