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lunedì 20 luglio 2015

Il Canto d'una misera Quaglietta

Dove voli, oh quaglietta, oh tu, impaurita
dal Destino del Tempo inesorato?
Vai forse all’ermo d’una palma in vita,
sogno d’un cuor; ma non è vèr, è Fato.
Così abbandoni indietro il terreo nido
in cui dormisti nei sogni, e sognando
lì hai tu vissuto, e lì, nel sonno blando,
e al flebile speràr d’un altro lido.
Perché fuggi, e all’Ignoto volgi le ali?
Misera or sogni! Ascolta: i maëstrali!
Trascinata sarai dal vento, e assorta
nel tuo sognàr, ahi, non sarai che morta.

Dove fuggi, uccelletto, e il cimitero
per i tuoi ossami ne fai desidèri?
Fors’anche lungo l’errante sentiero
morta cadrai tra i funerei saltèri.
Il cacciatòr, del resto, che t’attende
le tue carni e le piume ha già vendute,
e non gli resta che con brame mute
aspettàr dove passi; ed ei ti prende.
E vuoi seguire questo sogno, oh mesta,
abbandonàr la Vita e la foresta?
Resta, ti prego, nel tuo alveo silvestre,
o almeno fuggi a un bosco, a un rivo alpestre!

Osi tu cinguettàr, e vuoi morire
nel vivere perenne d’un illuso
sogno, e alle terre più calde vuoi udire
il tetro grido d’un ermo confuso.
Dove volgi, e ove chiedi il tuo precoce
tra ciò che è indefinito, il Fato estremo?
Qui forse, qui, che singhiozzando gemo,
e che t’attèndon tristi e avello e croce.
Oltre il confine dei sogni è la Morte,
e tu, quaglietta mia, vai a questa sorte?
Così nel sonno hai nel sogno il respiro,
e frutto del sognàr, Morte, il deliro!

Forse hai sognato le terre più miti,
dove sempre risplende il fior del Sole,
e i segreti deserti, e alti e smarriti,
e l’oäsi, e tra i dàtteri, le viole,
un quieto colle che non sa la pioggia,
e più fresca la Notte, e delicata,
e pensi e speri: «Ivi sarò cullata
dall’albe dune e al vento che s’appoggia!».
Un sogno: spire or sul tuo ingenuo cuore.
Ma che abbandoni? Le selve e il tuo Amore.
Oh quaglietta, febbrile e visionaria,
no! non abbandonàr questa tua aspra aria!

Né tu ne peni al ricordo dei boschi,
e dei ruscelli freschi, e delle fonti?
E non rimembri come i cieli foschi
illuminàvan i quieti orizzonti?....
Tu sei una stella per la selva e i fiori,
e desìderi tu, lasciarli, oh bruna
ala selvaggia, pallente di Luna,
e udìr non vuoi né strazi, né dolori?
Pensa ciò che abbandoni, oh cuore mio,
ciò cui tu brami cantàr un addio!
E ascolta quel che dice un sognatore
che a sognare ne passa tutte l’ore!

Accetta i sogni che la Notte ispira,
queste Vite alternate al tuo Reäle,
la recondita mente che delira;
ma non seguirli: essi son l’Ideäle!
Vivi il tuo sogno nel sonno profondo,
e non sfidàr la Realtà che sussiste,
né far, oh mesta, di quello che esiste
un più feroce e terribile pondo.
Sogno: perenne il mistero. Sognare   
onde furenti cui vai a naüfragare!
Oh mia quaglietta, che giaci assopita,
no! non seguìr sognàr; vivi la Vita!


Massimiliano Zaino di Lavezzaro



Lunedì XX Luglio AD MMXV

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