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giovedì 17 settembre 2015

In Ode di Eva, la prima Donna

Crine di flebili
capelli d’oro,
giovane e nuda
all’ombre e ai sibili
del sicomoro,
Eva, la cruda

stava e pasceva, e l’inguine
volgeva al fresco vento,
e udiva urlàr le rondini,
sentìr il falbo armento; e -
e a una serpe il suo seno
mostrava, e fu veleno,
ed era la canzone
del Re… del Re demòne. - E…

e venne Sàtana,
giunse ad amarla,
le disse spasimi,
volle abbracciarla.

Seni dolcissimi
solleticati
da quest’infame, e
senso terribile,
follia dei Fati,
le calde squame! E…

ella stava, e - era immobile
quasi rapita e morta
in strana e melliflua estasi,
e su un frutto era assorta.
È il frutto del piacere,
che nasconde il dolère;
è una dolce canzone:
Inferno e dannazione. E…

e mangiò al nespolo,
e Dio tuonava,
arbitrio cupo,
e allor da un valico
tetro inneggiava
un tristo lupo.

Oh Eva! Sii maledetta - femmina irrisoria, -
donna sublime e - espiätoria e, -
viscere indegne, e - utero putrefatto.
Vedi? Anche Iddio ti guarda; e - ed è esterrefatto!


Massimiliano Zaino di Lavezzaro



Giovedì XVII Settembre AD MMXV