Se avessi in mano un mellifluo lauto,
ti canterei parole armonïose,
io, nascosto nel bosco oscuro e muto,
tu, cinta in sul veron di belle rose.
Perdonami, orsù, se dunque perduto
qui giungo e le tue sere silenziose
vado a infrangere e se lo strillo acuto
di queste corde tese e fragorose
il tuo riposo scuote!... Eppure, questo
Sogno sì presto, pria del nascer, sfuma,
abbandonandomi al lamento. Poscia,
un’orribile assenza viene e il mesto
cuor palpita e dal Sogno si disuna.
Per te sovviene a me l’etterna angoscia.