Ti sogno, sui rosai infiniti. Ti amo.
Sui rosai che rinascono a febbraio.
Improvvisiamo! Facciamo un richiamo,
un canto improvvisato. Odi?... Febbraio
anch’ei ci chiama, oltre i filai del
Sole,
perché vuole testimoniare questo
canto e quel coro che intessiamo e questo
prossimo campo di rose e vïole.
Ti sogno. Vorrei tu tornassi al mare
dei miei Sogni infiniti e delle gioie
e tornassi lietamente all’altare
del mio cuor. Tu riavrai le stesse
gioie
e gli stessi onori di qualche Dea,
avrai gli incensi delle Primavere.
Ritorna! Ritorna! Piccola Dea!
Non credi tu sia degna di preghiere.
Non sei forse la Madonna, la mia
Madonna laica, la mia ombra profana,
il profano nome di Pöesia,
la mia terra?.. Una bestemmia
profana!...
Imprechiamo insieme! Per dannarci!
E amerò per te la mia dannazione,
e il mio Inferno perenne. Per amarci.
Saremo quella stessa dannazione.
Danniamoci sui rosai tramontati!...
Vorrei che tu non mi dessi il silenzio.
Silenzio: parola d’innamorati.
Ti prego, se ami, parla.. ma in
silenzio!...
Parla! E io t’amerò ancora una volta,
ti scriverò lettere senza attesa.
No! Ma ti pregherò sotto la volta
d’una tua cattedrale o d’una chiesa.
Ricordi? La chiesetta alluminata,
ci parliamo al raggio della Luna,
un’ora tutta melliflua e incantata..
tu non lo sai, ma eri tu la mia Luna.
Eri tu il quarto calice proibito
dell’ebbrezza di beltà tutta greca.
Ma anche il tuo nome, il tuo nom è
proibito,
tetragramma profano che m’accieca.
Attendi! Il Sogno ora svanisce. Addio!
Svaniscono i ricordi. E tu non torni.
Ci salutiamo ancora. Forse è addio.
Un addio che ora mi intristirà i giorni.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Martedì XVII Gennaio AD MMXXIII.