Pallido m’è il tramonto novembrino,
con le sue ultime foglie scialbe e i
rami
rinsecchiti dal primo freddo - lungo
le mie ombre - e con le luci della sera
che mi riverberano nel cammino
che mi riporta a casa e quei richiami
che vengono dal bosco, dove un fungo
esclama al volo dei passeri in fiera:
“Per oggi è appena finita la caccia!”.
Allor tristezza e gioia e nostalgia e
gaiezza
il cuor cattura, come se una parte
della bocca ridesse e fosse in pianto
l’altra.. un occhio sorride e l’altro
piange;
sento come una tremula allegrezza,
un dolore di stropicciate carte,
un singulto di corvi, un mesto canto
di nebbie su cui la notte s’infrange
e nasconde la cerula sua faccia.
Torno dal cimitero, per la Messa
per il giorno dei Morti e tutto è
scuro,
in un attimo s’è sciolta e dismessa
del Sol la luce sopra il vecchio muro;
e in quest’ora di bui riverberi e ombre
mi fanno compagnia: i vecchi cani
che abbaiano, l’erubescente cielo,
l’airone che vola sopra i campi,
un senso di disgusto per le tombe,
la voglia di veder ermi lontani,
strappar dell’Illusione il sacro velo,
essere luce come fanno i lampi..
un senso di nostalgia per quel che ho
perduto, ma che ora più non ricordo.
Dipinto di Caspar David Friedrich (1774–1840), La Sera (Abend), Romanticismo, Pre-Simbolismo tedesco, 1824. Olio su Cartone, 20x27,5 cm. Kunsthalle, Mannheim (Germania).