E nella sera alterno il canto.. il canto
mesto al respiro della terra ignuda,
al mondo della Luna bianco e infranto,
alla Natura, alla matrigna cruda,
alterno il molle fluir d’incanto
con il silenzio d’una lingua muta,
con lo splendore del notturno manto
che tutto inghiotte.. illude e scruta.
Dopo sovviene di nuovo il silenzio,
nel qual vorrei ascoltar di nuovo le
ile
e il frinir fragoroso dall’alta erba.
Allora m’avvelena un po’ d’assenzio,
e il mio cuor palpitando come un vile
occlude l’estro della Vita serva.