Nel sonno si tacea la Palestina ,
e queto si posava ‘l nazareno
villaggio, e l’ermo intorno; e ‘l fresco e ameno
si palpitava ‘l vento e in su’ un palmizio
un lume folgorava or d’un patrizio
atrio, e la
Luna scialba e femminina.
Una donna di Giuda avea una spene,
e un dì ‘la si traëva in tanta idea.
Ave, oh Maria, in cui nacquêr l’alte vene
di Lui che Padre in te mortal si fea.
e d’intorno quest’ermo ne posava,
onde d’un tratto insano et incantata
una luce fatal si palesava,
e a luccicar tra’ nembi seguitava,
e un’ombra ne parea di Luna cesia,
e in questa istrana sera ombrosa, etesia
quasi d’oro e febbrile si tergea,
e all’orizzonte bruno e torvo e in cenere
or misteriosamente si splendea.
Ave, oh Maria, in cui nacquêr l’alte vene
di Lui che Padre in te mortal si fea.
N’avea di marmo l’ale, e i crin canuti,
e d’oro n’era ancora la sua pelle,
e l’occhio brage antica delle stelle,
e una tunica fulva ei ne vestiva,
e al fianco suo un acciaro si languiva,
e i lumi intorno stavan svelti e acuti.
La fanciulla - di David stirpe santa -
un Angiolo scorgea in quest’ansio lume.
Oh Tu, Maria, che ognor in te s’ammanta
quest’uom Cristo Gesù, Figlio del Nume!
Ma l’angelica forma or nulla disse
e di labbro e di detto, e tacque tanto.
Un guardo di passione a lei n’affisse,
e sfolgorava in stelle ‘l fresco manto;
e al core femminino, or quasi in canto,
solamente ispirava un cenno muto -
dolce come una rosa e come un liuto -
che dell’alma femminea andò all’acume.
Così alla donna svelse e molle e affranta
un’aura del Signor d’in sulle piume.
Oh Tu, Maria, che ognor in te s’ammanta
quest’uom Cristo Gesù, figlio del Nume!
D’Iddio - ‘l vivente e l’alto - ‘l Messaggero
alla Vergin nunziava un Figlio eletto,
e l’attonito scorse e ‘l cesio aspetto
di lei che gli sclamava: «Ignoro l’uomo!»[1].
Ma tutto ancor ne può del Ciel l’atòmo,
‘ve Azione e Spirto sono e un sol Pensiero.
La muta voce disse in vampa eletta
che la donna un fanciul ne concepiva;
et ella allor - la giusta e benedetta -
di Spirito divin s’insuperbiva;
e all’Angiolo d’annunzi or rispondeva
che sempre serva n’era del Signore.
«Si compi, dunque, ‘l Fato» ne gemeva
e ansia e pregna d’et(t)erno e immenso Amore,
e ormai nel seno suo si crescea un fiore,
e a questo Nunzio sacro inginocchiata
a Iddio diggià pregava e consolata,
e scialbe e ligie l’ale or benediva.
Così l’Angiolo andava ad alta vetta,
e fondendosi al vespro si svaniva;
ed ella allor - la giusta e benedetta -
di Spirito divin s’insuperbiva.
Frattanto Elisabetta al sesto mese
nel grembo si portava un strillo d’ermo[2],
e veglio ‘l core l’era e pure infermo;
e or su Maria uno spettro e santo e ombroso
lentamente scendeva, e in ventre ascoso
il Padre come un Figlio ne discese.
Carne divenne ‘l Verbo, et uomo Iddio,
e quivi n’abitò in tra’ nostre lande;
e Tu, per Questi, e ‘l buono e ‘l folle e ‘l rio
d’un manto ne ricopri e ‘l vano e ‘l grande.
Immacolata se’ la Concezione ,
e al ventre tuo ne senti un cor piccino,
e l’albe mani e i piè e le gambe prone
flebilmente scalciar del tuo Bambino;
e ‘l Male si tramonta e ‘l reo Destino,
e nova un’alba giunge e si lampeggia,
e lentamente splende e fulgoreggia,
e per quest’orbe in ansie omai s’espande.
Or quest’è la Novella e ‘l tintinnio
che non d’arme si fa, ma in verba blande;
e Tu, per Questi, e ‘l buono e ‘l folle e ‘l rio
d’un manto ne ricopri e ‘l vano e ‘l grande.
Ecco ormai del Signore l’alta Ancella,
e :«Compiuta ne sia la Volontade »
sorridente dicea pelle contrade;
e intanto la
Salute or pur del tristo
dolcemente cresceva, ‘l Santo, e ‘l Cristo,
di David stirpe santa e sacra Stella.
Gloria
a Te, oh Padre, e al Figliuolo e al Santo Spirito,
ora
e per sempre, e nei secoli dei secoli.
Riposo
eterno,
doni
loro ‘l Signore.
Gloria a Te, oh Padre, e al Figliuolo e al Santo
Spirito,
ora e per sempre, e nei secoli dei secoli.
Splenda a costoro
l’et(t)erna Luce santa.
Iddio ‘l vivente!
Gloria a Te, oh Padre, e al Figliuolo e al Santo
Spirito,
ora e per sempre, e nei secoli dei secoli.
Nel dolce sonno
del sepolcro e del Cielo
sia lor la
Pace.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro
Domenica VII, Lunedì VIII Dicembre AD MMXIV