Come nel vespro lentamente muore
all’orizzonte scialbo il giorno urlando,
affràlito mi crollo, e più in là al Sole
e al ciel intemerato, un mesto canto
gemo ansimante, nel soffrir ignoto
dei nembi e dolci e inquieti, i sogni blandi.
Allora rimembrando il vento ai roghi
della Luna perduta, io esangue e muto
giacio nel scorrer del Tempo; e non odo
che le campagne nel gridar dei lupi,
e quest’orbo silenzio, e questi gemiti,
strigi infami, e le canzoni ignude
delle tènebre irrise, ond’io ne tremo
nell’eternar dell’ultime mie speni.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro
Domenica X Maggio AD MMXV
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