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sabato 20 settembre 2014

Una Canzone d'Amore

Una Canzone d’Amore

La fresca pioggia scende, un dolce pianto
del ciel, e queste gocce
su queste rocce
e sulle selve ombrose, dove all’arpa
la mano poso e canto,
si dissolvono e meste sono, e vane
come nel campo il fango.

Così in questa Tempesta e inquieto giacio,
e trascorro quest’ore
come se in cuore
melanconicamente un sogno viene -
un labbro, un cuore, un bacio -
e la grandine grida, e sento il gelo
del vento che sospira,
sulla mia lira.

Eternamente in Notte e come orbato
della Luna che splende
nel ciel che attende,
come un’ombra, ne sono, e son oppresso
da quest’oscuro Fato,
e vano è il dolce sogno, e indarno il sonno
sul letto d’una gonna
d’assente donna,
e nell’ansia straziante allor mi cado.

Ma pur sempre di te ne chiedo al Cielo
dolorando in preghiera,
verso la sera,
interrogando gli astri e l’alba Luna
nel molle e quieto velo
che stende ininterrotto le vedovili
tinte a quest’orizzonte,
di pianto fonte;
e naufragando al mare del tuo ciglio,
ascolto i tuoi sospiri,
il tuo bisbiglio,
le tue frasi interrotte, e il muto labbro…
e il tuo silente all’onde - il dolce cuore -
m’è sempre più gentile,
più caro e atteso e ambito
come l’Amore.


Massimiliano Zaino di Lavezzaro



Sabato XX Settembre AD MMXIV

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