Canzone-sonetto
romantica a Schema nuovo, con Inversione delle Rime, con tre Quartine in
Polimetro, due Quartine miste e altre due Quartine saffiche, con tre Terzine
saffiche e con Caudo classico finale - Impressioni d’un Vespro di Settembre
Al finestrel sedendo e in ansia quiete
e in scarne e triste doglie
e in gementi pensier e a queste foglie
e a ignote mete
nell’immenso del ciel io volgo, e chete
ombre notturne coglie
questo guardo in tremor, e l’orbe spoglie
e le secrete
e vagolanti forme, e l’irrequiete
selve e ‘l ruscel che scioglie
le prime brine al vespro e che distoglie
questa mia sete,
ed errabondo e muto al davanzale
quasi in pianto mi giacio e miro altrove
e all’Incognito e dove
v’è ‘l maëstrale,
e questo freddo vento or mi commòve
e ‘l crine e ‘l cor m’assale
come un falco che spiega al cielo l’ale,
e veggo ‘l bove
che al suo fienil fatale or torna, e scruto
che ‘l campo in paglia n’arde, e ‘l fumo nero
che in tra le brume s’alza e cieco e muto
e su’ un sentiero,
e mestamente ignudi i peschi e ‘l pero
all’occhio mio sen stanno e un fior perduto
eternamente ghiaccia, e lusinghiero
or tempro un liuto.
Così nell’orizzonte e all’ora nona
la tenebra si scende e inquieto io canto
e all’unisòn del bronzo che si sòna,
e in molle pianto,
e della Notte oscura e all’ombra prona
d’una Luna leggera allor m’ammanto,
e ‘l spiro n’odo affranto delle viole
che a morir se ne vanno a’ brine prime,
e falbo e smorto e cupo osservo ‘l Sole
oltre le cime,
e a quest’imago insana ‘l cor mi duole
e un senso intendo e arcano di Sublime,
e ‘l sacro bronzo all’ime ‘l vespro espande,
e la sera sen viene e i sepolcrali
cipressi e i scarni pioppi e le locande
e i fiochi pali
di queste bragi tenui, e l’orbe lande
terribilmente torve or sono, e i strali
lunar in su’i canali
e a’ ramoscel ignudi e in venatura
e in tra’ le felci ree mi fan paüra,
e scialbi come i sali
nel cimitero bacian l’ansio spettro,
e febbrilmente ‘l scrivo in mano ‘l plettro,
e soffian maëstrali,
e come tomba ‘l cielo e settembrino
in ansia eterna addìta ‘l mio Destino.
Canzone-sonetto
romantica a Schema nuovo, con Inversione delle rime, con tre Quartine in
Polimetro, con due Quartine saffiche e con Caudo finale classico - L’Autunno
della Steppa
Tra’i vecchi legni inquieti e guglie d’oro
e in su’i pascoli in sonno e in sulle tende
è un spettro moro,
e lentamente ‘l ghiaccio a’ muschi attende
e al nido del castoro
e al fienile silente e al torvo toro
il sonno apprende,
e vagolando ansioso allor m’accoro
della Luna che fende
queste nubi insicure e cupe e orrende
e ‘l marmo loro;
e ‘l tartaro e assonnato e pio pastore
col flauto al labbro or veggo e pegli armenti,
e le pelli ne veste e canta a un fiore
che dorme a stenti,
e al fianco un cane posa, e ‘l tenebrore
si stende alle foreste, e nivei gli enti
dal ciel si cadon tristi, e nell’orrore
n’urlano i venti.
Qui l’autunno si tace e viene ‘l verno
e l’uva ‘l ghiaccio sposa e i bei licheni,
e ‘l niveo e freddo fiocco ormai discerno
e l’alte speni
si dileguano e tosto, e vien l’ischerno
del gelo eterno e crudo; e cor tu peni
su’i bianchi e vani seni
della nivea e lontana e arcan fanciulla,
leggenda e vana e mesta, e tristo Nulla!
Canzone-sonetto
romantica a Schema nuovo, con Inversione delle Rime, con tre Quartine in
Polimetro, con tre Quartine saffiche e con Caudo finale classico - La Nebbia
Volgendo all’alba ‘l guardo a’ campi e intorno
e a’ paglie e in sul sentiero -
come un mare di spettri a un cimitero -
e presso l’orno
e ‘l veglio salce e inquieto e disadorno,
in cupo manto e nero
la fredda bruma scorgo, e infame e fiero
m’è ‘l suo ritorno,
e in quest’acque di nebbie or dorme ‘l forno
e ‘l pesco, e ‘l rovo e ‘l pero,
e al nido ch’è nebbioso lo sparviero
or n’ode un corno.
Infatti a quest’aurora ‘l cacciatore
e in tanti spirti avvolto si nasconde
e tra ‘l sorger del Sole e ‘l tenebrore
e a’ spighe bionde
con brame infami e crude ed iraconde
la vittima n’attende, e in sul chiarore -
soffiando - un sòn di Morte al ciel effonde
e di dolore,
e lugubri ne sono ed empie l’ore,
e le brume ne vanno or fremebonde,
e son spettrali e insane e in freddo umore
e copron l’onde.
Allor da queste soglie ‘l vel nebbioso -
come se respirasse ‘l suol gentile -
spaventato ne veggo e l’affannoso
spiro al fienile,
e l’orizzonte intendo or silenzioso
e più ghiacciato e fresco dell’aprile;
e un colpo di fucile
in quest’oscuro mar che mi fa cieco
crudel ne sento intorno, e ‘l grida l’eco.
Canzone-sonetto
romantica a Schema nuovo, con Inversione delle Rime, con tre Quartine in
Polimetro, con tre Quartine saffiche e con Caudo finale classico - La Vendemmia
All’alba al calle s’erge ‘l carrettiere,
e al monte si matura
in tinte e scialbe e negre or l’uva e pura
di cesie cere,
e alle brume precoci e immense e altère
e in sulla terrea altura
l’uvetta alle rugiade or cola - e oscura -
il vin da bere,
e ‘l contadin ne coglie, e va a dolère
l’acino, e la Natura
questa vendemmia copre e la radura
di fronde nere.
Allor in questo mese vendemmiale
i tralci cadon mesti al negro suolo,
e la foglia si secca e l’autunnale
grida usignuolo,
e ‘l monticel alpestre ansioso e solo
e al vitigno che forma un bel viäle
dolcemente al fringuello schiude ‘l volo
e spicca l’ale,
e ‘l colto tralcio scorge l’emigrale
volar de’i storni allegri a’ caldo molo,
e nel sapor mellifluo e pio e mirtale
cadendo ha duolo.
Ma l’autunno che viene or l’uva spreme
e all’Ebe si concede e alle taverne,
e al moscato ne ride e al mosto insieme -
e vuol averne! -
ed io sedendo al vino n’ho una speme
ch’è indefinita e vaga, e l’ore eterne
son della sera, e scerne
quest’occhio al moscatello un’alba Luna
nel cielo che si specchia e all’onda bruna.
Madrigale
romantico e popolare in due Terzine e in una Quartina - Immagini di Settembre
A settembre la sera al cielo assorta
velocemente viene, e muore presto
il meriggio che grida all’onda smorta.
A settembre nel campo e pio e funesto
la cieca falce coglie ‘l biondo grano
e ‘l foco all’erbe n’arde oscuro e mesto;
e mentre al prato ghiaccia un’ansia viola
la vendemmia s’allieta e l’alme foglie
mentre ‘l bimbo si geme in sulla scôla
secche cadono e triste e pien di doglie.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro
Martedì XVI, Mercoledì XVII Settembre AD MMXIV
Belíssimo caro poeta amigo. Desejo-lhe muitos sucessos.
RispondiElimina