Sonetto
romantico a Schema nuovo, con Inversione delle Rime, con tre Quartine e con
Caudo classico finale - La
Fanciulla della Notte
Tra le fronde e i sentier e i sterpi e all’erte
valli e a’ freddi ruscelli e a quest’ombrose
e dolci querce sacre un spettro inerte
sta, e all’acque irose
del lago che si gela e all’ombre afose
della nordica brezza un senso avverte
d’inquietudine oscura, e dolorose
e cure certe,
e sentimenti arcani, e alle deserte
radure in ansia mòve, e lagrimose
son queste sue pupille e ree e sofferte
e tenebrose.
Ma questo ignoto spirto che alla bruna
Notte e in trista lagnanza e in concitate
urla e in sul volto argenteo della Luna
va e all’erbe orbate
e che veste le nubi e i fior, la runa
n’è sol fanciulla, e al crin gemme dorate
le stanno e dolci e alate
come ‘l seno nel vespro or s’erge e geme
e vagolando tace in vana speme.
Sonetto
romantico a Schema nuovo, con Inversione delle Rime, con tre Quartine e con
Caudo classico finale - L’Orso
Alfin tra gli orbi nembi ‘l serotino
e fresco vien e quieto - ‘l tenebrore -
e ‘l bosco che ne veggo avvolge e ‘l pino
e l’alme more,
e ‘l frassino e ‘l carpino e ‘l cupo fiore,
e le tènebre stan sul mio cammino -
come un velo tombal ripien d’orrore -
e ‘l cardellino
in truce sonno vola al nido alpino,
e a una roccia del fiordo e al ciel che muore
un orso antico sta e sfida ‘l Destino
e un cacciatore.
Allor cogli arti in suso e in sur d’un sasso
guerresco e altèro or snuda ‘l fiero artiglio,
e indemoniato appare, e al bieco passo
protegge un figlio,
e più volte ferito e al cor nel lasso
ancor funereo s’alza e in vil periglio;
e dell’uom scruta ‘l ciglio,
e follemente ‘l fere in sulla gola,
e poscia muor. Ma ‘l figlio è un’alma sola!
Sonetto
romantico a Schema nuovo, con Inversione delle Rime, con tre Quartine e con
Caudo classico finale - L’Urna
Febbril e nella Notte e a un calle altèro
e in tra’ le querce sacre e i salci viene
con fochi e danze e canti un truce clero,
e un bardo tiene
co’ tristi druidi e folli e pell’arene
un arboscel di vischio antico e nero
che dalle foglie irrora e dalle vene
sangue, e al sentiero,
e a un santo bosco vanno e al cimitero
or questi negri preti e in sull’imene
della Morte feroce e d’un guerriero
cantan le pene.
Allor vicin a un lago e a’ scialbi cigni
un uom nel suol ne fa una sepoltura,
e ghirlande di ghiande e di vitigni
stanno, e a un’altura
spremuti i vani incensi e crudi e arcigni
una tomba si schiude ombrosa e impura,
e in quest’estrema cura
ferocemente e in requie or posa un’urna
cupo cenere, e quiete e rea e notturna.
Sonetto
romantico a Schema nuovo, con Inversione delle Rime, con tre Quartine e con
Caudo classico finale - Le Lagrime di Tuonela
Nefasto ‘l vespro spira e ‘l vento aleggia,
e le finniche tombe ‘l ciel ammanta,
e ‘l fosco nembo e in ira si vampeggia
e ‘l tòno canta,
e in sulla selva piove, e un’ombra affranta
sur d’un sasso
- un viandante - or si troneggia,
e a’ funebre ghirlanda e trista e santa
crudel dileggia,
e l’orizzonte immenso ne lampeggia,
e degli Inferi rei la pietra infranta
al cimitero giace e atroce e greggia
e al spettro vanta.
Così ‘l cancel si schiude, e de’i defunti
l’ombroso regno esulta, e al zolfo ardente
gli antichi spettri vanno e son congiunti,
e in foco un ente
spettral e mesto piagne, e giaccion munti
gli strazi vil dal cor e dalla mente;
e l’alme sono spente,
in brume avvolte e in Notte e in Morte oscena,
e ‘l sacro rivo grida, e uccide e pena!
Sonetto
romantico a Schema nuovo, con Inversione delle Rime, con tre Quartine e con
Caudo classico finale - La Notte
d’un Bardo finnico
Presso ‘l foco si lagna ‘l bardo e a’ fiori
coll’arpa in mano siede, e ne immortala
nella Notte feroce i cantatori
di Kalevàla,
e all’ansia Luna e fioca - e argentea l’ala -
che in tra’i carpin si splende in falbi ardori
e nell’orba e silvestre e ignuda sala
canta i dolori,
e i funerei guerrieri e i cacciatori
intorno in plauso vanno, e in questa gala
tra’i nembi oscuri e tersi e i cieli mori
un spir s’esala.
Così la nenia antica e al nido e al cervo
e alle rupi notturne e a’ sassi neri
in quiete si lamenta di Kullervo,
e pe’i sentieri
questo canto risòna e reo e protervo,
gli arpeggi e cupi e foschi, e i detti fieri;
e i venti son forieri
nel tetro soffio ed empio d’un lamento
di ghiaccio e di perenne e vil tormento!
Massimiliano Zaino di Lavezzaro
Domenica XIV, Lunedì XV Settembre AD MMXIV
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