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martedì 29 settembre 2015

Una Fanciulla. Una Principessa. Una Regina. Semplicemente il Destino

Era giovane, e era l’Arciduchessa, e
e era la bionda della Corte. Un giorno, e…
e per la sera ivi un musico venne
col figlioletto suo. Eh! e la danza in ressa
di maschere di pizzo era, e era intorno
l’orchestra dolce, e il violìn intrattenne: e…
e i labbri bacianti nascosti tra i ceri, e
il mormoràr segreto, e i desidèri e…
e dei cappelli le festose penne. E…
e ognuno qui stringeva larve amene,
tranne che lei, la principessa e il fresco
volto del fanciulletto; e… ella al pianforte
celàndosi sedeva, e mormorava, e…
e occhi fugaci di sguardo donnesco
al giovine volgeva, e iridi assorte
nei suoi sogni di donna. Un minuëtto
trillavano le viole; e al suo cospetto
il giovinetto andava. E… e ella la mano
gli porse da baciare e… e egli baciò. E
ella era rossa alle guance tradite
da un incauto sognàr. Guardò lontano, e…
e più lontano ancora. Ma trovò or
sempre quel cuore, le vene ghermite,
del fanciullino ignoto. E tacque, e finse, e
vanamente l’avorio al trillo strinse, e…
e egli le prese le mani e suonava, e
l’accompagnava sull’argento in suono, e…
e ella sorrise felice e sublime,
nòbil fanciulla serena e impetuosa; e
il trillàr era un singulto, e era un tuono, e…
e un senso che è in valanga dalle cime,
e ella sorrideva, e fu scherzosa.
E al pianoforte andò un Divertimento,
un solleticàr di dolce Sentimento. E…
e nessun volle sapèr dell’altro, e
il labbro muto stava, e il cuor gemeva,
e la fanciulla stringeva al suo cuore
beändo una romanza; e il viso scaltro
con le pupille ormai lo ripeteva, e…
e era un segreto singhiozzàr d’Amore.
Ma quello che non disse il femminino
labbro, fu detto dall’empio Destino.
Ora ella è in dono come un scarno atòmo
all’Odio che non la ama, e ancor bambina
più non cresce, tant’è il dolòr sofferto, e…
e sembra folle, e deride il diadema, e
è merce insana d’un baldanzoso uomo, e…
e scialba e sofferente s’incammina
a cingere le chiome con un serto.
Due cuori separati e un solo anatèma! E…
e egli le suona un cantico smarrito, e
vuole la Morte, e lambìr l’Infinito!


Massimiliano Zaino di Lavezzaro

In Memoria di Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena e di Wolfgang Amadeus Mozart




Martedì XXIX Settembre AD MMXV