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martedì 19 gennaio 2016

Spleen di un poeta



Nugolo di un calpestabile lembo
(il cardio) non gioisci più col truce senno
t'ibernano i fitti loci il gambo
del respiro, e grumi s'inoltrano
al vano e nel laringeo scandiscono
appena un fiato. Chiami,chiami
ma chi?Le rive rupestri in fila hanno
il gelo di te che appari, che dormi.
Lo sguardo sognante ora non  avverte
il mondo (non più ) ma tremuli sulle vette
assali le onde,t'avvali delle chimere
hai dinanzi il mortifero trambusto ancestrale
che nulla teco riesce a far tacere!
E questa muliebre amica che nel rabbuiare
dimentica la quiete,e in scroscio assale.


La cantilena, la senti? Era quel rivale
apostatata del Regno (saudito pare)
un miserabile così  incappucciato
pronto alla gogna per un verso errato!
Ma l'hai sentito? Che male,che male
il finto Fratello che aveva nome l'aveva
avvertito , un diurno scontro cadde sul mito
del poeta! La libertà! La senti?Sventolava
sulla Rivoluzione lontana, poi cadde
un imperatore poi venne l'insurrezione! Laude
che sale dal tuo cuore,o poeta!Su Assad
rimbalza irrequieta la frotta !E tu fregi
raggrinzato in Palestina dalla casa
tua rubato,senza ideali, una carta irosa su un'altra, o delle Muse scriv'ano!

Parlino di te,poeta,come di un sogno ...
Io assopisco,e sussulta una nottola irta sul ramo al freddo,ti imito piano. ..E canta
nella canicola una rima in tuo onore.
Come ti senti?Non puoi querelare
La notte però risponde, come fu per Saulo...

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