Tu che vivi nell'eterno avvenire
negli anni mutati dalle sorti impervie
e gloriose,nell'impasse delle ore
sovviene il dolce esimio canto:
-Improptu,Improptu...-in Sì minore alto
mi desta la veglia,la notte previa
ora sembra effluvio del giorno, tribante
addita gli sferzanti musici (tu ante
diem t'innalzi sui gorgheggi) laudi
senza verbo immote lambiscono giudaiche
e derivati suoni ed oggi le arie roche
non trapassi né gli apteri né i vicoli
sotto i tetti...ma languisco /così /atavica
un vocito come la tua aria già utopica...
Ma un suon di raucedine mi sveglia :forse è un sogno?
Epica la donna che ti rubò , matrona
non era ,ma ti amava da un cauto risveglio.
E l'aria rideva (non era che Urania).
Tu arte vetusta e cara in una sonata!
Con gli occhi non vedo.Se fosse tornata
una veglia,l'avrei creduta e amata.
Sublime giulivo tricordio! Tanto giacesti
nelle menti,un imago,un timido sogno...
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