L’altra dimensione
Quando fui desto
alfin, m’incamminai
tra verdi abeti
et aspri lento andai,
quasi paura
della bruma avessi
che attorno mi
prendea e presto lessi
nei miei pensier
terrore per la via
non nota a me
per sua biforcazione
e non sapei la
giusta direzione
se a destra o a
manca fosse quella ria.
E scelsi quella
che più in suso andava,
come se spinto
dallo istinto fossi
e quindi
incamminando io mi stava,
pur s’essa mi portava
forse a dossi.
E dopo lunga
pezza tra gli abeti
mi ritrovai in
piano, ma non tanto.
La nebbia era poi
tanta et i miei piedi
io non vedea, ma
le man soltanto.
Radura rada tra
la nebbia c’era
e un tetto
appena appena v’appariva,
il ciel di nubi
carico pareva
e luce strana il
cielo ricopriva.
Presi il
tratturo che per giuso andava
e presto un lago
oscuro vidi avanti.
Raggiunsi riva e
barca, che lì stava,
e ai remi diedi
sforzi anche costanti.
L’ambiente tetro
a me sembrava e strano,
qual sogno che,
agitato, opprime il cuore,
ma i remi avanti
e indietro spingea invano
e mi sembrava
d’esser lì da ore.
La bruma opaca e,
come terre rosse
che il vento
porta in alto ed incolora,
il panorama e il
ciel parea che fosse
l’ingresso
dell’inferno visto fora.
Io dissi a me
che sogno era quel, forse,
e con la barca,
ad essere sincero,
sol col pensier,
potea fare le corse
e rivedere il
ciel come era vero.
E finalmente
vidi azzurro un mare
e cielo e nubi
ed un veliero verde
che m’aspettava
al largo per andare
io non so dove e
mente mia si perde.
Ma dopo quel
velier v’era un castello,
con tante torri
a coperture rosse.
Il sogno mi
pareva tanto bello:
io m’imbarcai ed
il velier si mosse.
Navigazione
lieve, senza vento.
Non vele alzate,
solo la bandiera
a poppa c’era
come abbellimento,
visto che senza patria
quella era.
E dopo poche ore
noi vedemmo
un mare di
cristallo e azzurro un cielo
che quasi col
veliero ci perdemmo.
In ciel di nubi v’era solo un velo.
V’eran isole
tante e di misura
diversa e tutte
con abeti io vidi.
Gli abeti
proteggean dalla calura
e le casette
bianche parean nidi.
Io chiesi al
comandante del veliero
dov’era quel bel
luogo e, con sorriso,
mentre perplesso
e stanco io poi ero,
lui mi rispose: è
questo il Paradiso.
Molto bella, stupenda.... Metafisica, filosofica e poetica! Le più sentite congratulazioni!
RispondiEliminaMassimiliano
Grazie Massimiliano !
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