Cerca nel blog

venerdì 9 gennaio 2015

L'altra dimensione

L’altra dimensione

Quando fui desto alfin, m’incamminai
tra verdi abeti et aspri lento andai,
quasi paura della bruma avessi
che attorno mi prendea e presto lessi  

nei miei pensier terrore per la via  
non nota a me per sua biforcazione
e non sapei la giusta direzione
se a destra o a manca fosse quella ria.

E scelsi quella che più in suso andava,
come se spinto dallo istinto fossi
e quindi incamminando io mi stava,
pur s’essa mi portava forse a dossi.

E dopo lunga pezza tra gli abeti
mi ritrovai in piano, ma non tanto.
La nebbia era poi tanta et i miei piedi
io non vedea, ma le man soltanto.

Radura rada tra la nebbia c’era
e un tetto appena appena v’appariva,
il ciel di nubi carico pareva
e luce strana il cielo ricopriva.

Presi il tratturo che per giuso andava
e presto un lago oscuro vidi avanti.
Raggiunsi riva e barca, che lì stava,
e ai remi diedi sforzi anche costanti.



L’ambiente tetro a me sembrava e strano,
qual sogno che, agitato, opprime il cuore,
ma i remi avanti e indietro spingea invano
e mi sembrava d’esser lì da ore.

La bruma opaca e, come terre rosse
che il vento porta in alto ed incolora,
il panorama e il ciel parea che fosse
l’ingresso dell’inferno visto fora.

Io dissi a me che sogno era quel, forse,
e con la barca, ad essere sincero,
sol col pensier, potea  fare le corse
e rivedere il ciel come era vero.

E finalmente vidi azzurro un mare
e cielo e nubi ed un veliero verde
che m’aspettava al largo per andare
io non so dove e mente mia si perde.

Ma dopo quel velier  v’era un castello,
con tante torri a coperture rosse.
Il sogno mi pareva tanto bello:
io m’imbarcai ed il velier si mosse.

Navigazione lieve, senza vento.
Non vele alzate, solo la bandiera
a poppa c’era come abbellimento,
visto che senza patria quella era.


E dopo poche ore noi vedemmo
un mare di cristallo e azzurro un cielo
che quasi col veliero ci perdemmo.
In  ciel di nubi v’era solo un velo.

V’eran isole tante e di misura
diversa e tutte con abeti io vidi.
Gli abeti proteggean dalla calura
e le casette bianche parean nidi.

Io chiesi al comandante del veliero
dov’era quel bel luogo e, con sorriso,
mentre perplesso e stanco io poi ero,

lui mi rispose: è questo il Paradiso.

2 commenti: