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domenica 21 settembre 2014

Kleinesternflammen - Piccole Fiamme di Stelle Tragedia in un Atto

La vicenda si svolge in Baviera, in particolar modo in un villaggio dal nome
ignoto e per le vie di Monaco, tra l’inverno e la primavera del 1843.
Atto I
Scena I: L’Inquietudine di amare
La scena rappresenta l’interno di una bottega. A sinistra (dal punto di vista del
pubblico) sta una modesta e vecchia porta d’ingresso in legno, nella serratura
della quale sta una chiave (in parte arrugginita) di ferro dorato. Al suo fianco,
dalla parte mancina, si estende una finestra. Pur essendo coperta da una tenda
ingiallita, fa entrare la luce del sole pomeridiano. Al centro, un’altra porta,
molto più bella e ora chiusa, introduce al salotto e alle camere di una dimora
borghese. A destra sta un bancone, sopra il quale vi sono un insieme disordinato
di fogli, un calamaio con penna, un volume con segnalibro e un violino. Contro
la medesima parete, invece, vi sono alcuni scaffali molto rustici, sui quali stanno
esposte delle merci di sartoria: stoffe, tessuti vari, seta, fazzoletti, aghi e fili.
Seduta su una sedia nei pressi del bancone e vicino alla parete di centro nel
punto in cui sta un ritratto della madre la qual mostra una bella capigliatura
bionda, sta Fraulein Aloise Kleinesternflammen, una giovine sui vent’anni d’età.
Di confessione luterana, di aspetto piacevole, bruna di capelli, alta e vestita di
bianco, sta per finire di leggere una lettera.
Aloise (ripiegando la lettera e nascondendola sotto il violino): - Dunque lo
rivedrò? Dopo un anno mi sarà concessa la grazia di rivederlo? - (sorridendo) -
E sia. Altro non vuole che questo - (cambiando il sorriso in triste
preoccupazione) - il mio povero cuore palpitante che segretamente arde per lui
mentre si concede a un altro. Rispondiamo a tal invito! - (prende uno di quei
fogli sul bancone, poi la penna e inizia a scrivere) - Ebbene, senza complimenti
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si scriva al caro Alexander che vi sarò anch’io. Egli è stato gentile
nell’informarmi che questo suo caro amico interverrà al salotto; e io gli scriverò
per informalo delle mie intenzioni. Ma - (con tristezza) - nulla traspaia dai miei
sensi, non voglio che il poeta ne venga avvisato. Lo voglio amare… ma m’è dato
soltanto di tacere. Ahimè! - (inizia a scrivere e, dopo aver scritto per molto,
piega la sua risposta. Alla fine si alza, bussa alla porta di centro. Poco dopo una
servitrice di mezza età, aprendola dall’interno, fa ingresso in scena. Indossa dei
modesti abiti borghesi).
Servitrice - Di cosa v’abbisogna, gentile signora? -.
Aloise - Di tanto, lo so. Ma non è la prima volta che vi dò quest’ordine -.
Servitrice - Ebbene? -.
Aloise (in parte dispiaciuta per il sacrificio richiesto) - Fate in modo che questo
scritto - (le dà la lettera di risposta) - giunga al barone Alexander, a Monaco, e
prima di sera. Non preoccupatevi se farete tardi. È ora che io impari a badar più
a me stessa. La servitù? Brutto concetto, non siam più nel Medioevo -.
Servitrice - Ho capito. Datemi il tempo di cambiar i vestiti e andrò. A ogni
modo, è un piacere servirvi, signora -.
Aloise (riconoscente) - Vi ringrazio!.... Starò ancora un po’ nei pressi di questo
bancone. V’è sempre qualcheduna che ha bisogno di strumenti per tessere e
ordire. A presto -.
Servitrice - Oh, signora, cosa avete?.... Dalla vostra voce sento risuonar
dell’afflizione -.
Aloise - Nulla, nulla! Non è niente…. Mi conoscete, a volte le mie cure segrete
mi opprimono -.
Servitrice - È vero! Oh quanto avete sofferto! -.
Aloise (rattristata da queste parole) - Vi prego, non più! -.
Servitrice - Ebben, vi guardi Iddio!.... A stasera! -. (La servitrice esce di scena
per la medesima porta, che poi chiude).
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Aloise (ritorna a sedersi, poi osserva contemplativa il ritratto della madre) - È
vero…. È vero! Quanto ho sofferto in passato, nelle recondite giornate della mia
infanzia. Voi, o madre, moriste quand’ero ancora piccola; e il padre non potei
conoscere, perché come un destino avverso ve lo tolse un ingiusto esilio… e mai
di lui ebbi contezza. È morto? È vivo? Dov’è?.... Il silenzio dell’eco oscura mi
risponde nel mistero e un nembo che minaccia tempesta tra i miei sogni si tace
alla voce funerea della morte. Mi crebbe la nonna; ed ella morì ottuagenaria due
anni fa. Ora…. E ora? Io che ebbi da ben due dotti pastori l’onore di imparar
cultura, musica e letteratura soprattutto, meno una modesta esistenza, portando
avanti la bottega dei nonni - (quasi lagrimando) - Ma nulla mi molesta più dei
desideri repressi del cuore. Tanta era la felicità che il mio promesso mi giurava,
che alla fine, per desiderio di amare e di sentirmi amata, gli volli concedere la
destra. Oh malcauta e sospirata azione! Amavo un altro… quell’altro… ma egli
sembrava ignorarmi…. Ahimè, io volevo conoscere l’Amore, sognavo l’estasi
sovrumana di questa tempesta… ed egli me la negò, forse ignorandola perfino.
Apparve allora il mio promesso; e mi piacque la sua allegria, la sua vitalità… la
sua simpatia… e il destino sembrava unirmi a lui, quasi per caso. Ah, maledetto
sia il destino! Fu illusione e scambiai la semplice amicizia e una mera simpatia
per Amore; e ora il mio cuore vive all’inferno, corrotto da un sentimento
mendace che volge a colui che non amo. Oh incauta esistenza!.... Basta, non ho
d’uopo di pianto…. Si legga. Aiutatemi, o madre, pietosa dal Cielo… aiutate la
vostra misera figlia! - (prende il libro che sta sul bancone e inizia a leggere.
Dopo qualche istante di lettura, qualcheduno bussa alla porta d’ingresso della
bottega).
Aloise (tra sé) - Ah, un cliente - (parlando) - Avanti! Entrate pure! -.
(Aprendo la porta e poi chiudendola, entra in scena Karl Lebenßturm, il
fidanzato della fanciulla, anch’egli luterano e pressappoco della stessa età.
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Quest’ultima si alza, e titubante, con molta lentezza, gli va incontro. Egli le
prende dolcemente la mano destra, la porta al labbro e la bacia. Poi la lascia.
Contempla per un attimo la giovinetta).
Aloise (tra sé) - Oh, quanto Amore… troppo Amore! Che mai feci? -.
Karl (osservando la preoccupazione e l’agitazione dell’amata) - Ebben,
madama, cosa avete? Non state bene? -.
Aloise (con voce quasi soffocate) - Che dite? -.
Karl - Pensavo che con questa visita vi avrei fatta felice -.
Aloise (tra sé) - Oh povera me! Quanto vi sbagliate! -.
Karl - E invece vi trovo alquanto provata…. Non siete sorpresa…. Anzi, quel
ciglio mi dice che eravate in lagrime -.
Aloise (tra sé) - Fui in lagrime è vero, e solo per voi! - (parlando) - Ma io sono
sorpresa - (sforzando un sorriso) - Non vedete? -.
Karl - Eppur quel sorriso è forzato!.... È forzato, perché? -.
Aloise (tra sé) - Misero cuore! - (parlando) - Ero in affanni…. Scorsi
cogl’occhi il ritratto di mia madre, e tutto m’assalì in un istante… tutto ciò che
dovetti subire. E voi mi biasimate? -.
Karl - No, vi comprendo…. Per questo giungo al momento giusto; avete
bisogno d’un po’ di affetto! -.
Aloise (con voce tremolante) - Affetto? È vero! - (tra sé) - Ma non il vostro!
Ah, io sia maledetta! -.
Karl - Dunque venite! - (apre le braccia e cerca di abbracciarla. Aloise, quasi
come per istinto, fa un passo indietro. Egli si ricompone, ma sembra essere
alquanto deluso).
Karl (quasi fremendo) - Ebben, non v’aggrada più il mio abbraccio?.... Non mi
parlate? Tacete?.... Vengo da voi e vi trovo fredda nel cuore e piangente nel
volto - (Aloise abbassa il volto) - e ora abbassate pure lo sguardo… non mi
volete fissare negli occhi. Ah, che io sia maledetto! Voi non m’amate! -.
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Aloise (tra sé) - È vero, non vi amo…. Ma voi… voi mi amate così tanto che…
non posso dirvi la verità! -.
Karl (fremendo ancora) - E non mi parlate ancora… state sempre in silenzio….
Oh sì, voi non m’amate! Che stolto sono stato! Voi non mi amate! -.
Aloise (non riuscendo più ad arginare le lagrime, alza lo sguardo, apre le braccia
e va ad abbracciare il suo amato) - Ah, non ditelo… non ditelo per favore….
Sapete che vi amo… guardatemi, lo attestano le lagrime… e questo abbraccio
che vuole ricambiare quel che prima ho strozzato. Io vi amo, ne è testimone il
Cielo, che tutto legge nei cuori - (tra sé) - Oh incauta bestemmia! - (parlando)
- Io vi amo, vi prego… vi amo -.
Karl (intenerito) - Eppur mi mortificate! -. (La abbraccia).
Aloise - Io? Mortificarvi?.... Che dite mai…. Io vi amo… ascoltatemi, lo giuro,
vi amo -.
Karl (tra sé) - Ahi, quanto sono stato crudele…. Costei non mente…. Oh gioia!
- (parlando) - Allor domani verreste con me al ballo? -.
Aloise - Al ballo?.... Ah, perdonatemi…. Non posso. Ma non è come pensate….
Vi amo davvero! -.
Karl - Avete dunque altri impegni? -.
Aloise - Sì, prima del vostro invito il barone Alexander mi ha richiesto come
violinista al salotto del marchese von Hegelnluft, a Monaco…. Sapete, il signor
marchese è molto vicino al re e non voglio rifiutare quest’onore. Mi potrete
perdonare, amato? -.
Karl - Certo…. Ma mi dovete un ballo -.
Aloise - E sia! - (tra sé) - Oh se il poeta mi amasse, quel ballo non vi potrebbe
esserci! -.
Karl - E voi mi amerete sempre? -.
Aloise - Sempre! - (riprendendo a sorridere naturalmente, si svincola con grazia
dall’abbraccio, prende per mano l’amato e lo trascina al bancone. Prende poi un
ago da uno scaffale e, scherzosamente, lo appoggia al petto di lui) - Vi ho punto,
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come un ape punge il fiore…. Vi ho punto sul cuore, e come quel fiore
appartiene all’ape, così questo cuore appartiene a me. E voi dubitate ancora? -.
Karl - Oh no, certo che no!.... Ma ho d’uopo di miele; me lo dia l’alveare del tuo
labbro. Un bacio! - (I due giovanotti si baciano affettuosamente).
Aloise (tra sé, durante il bacio) - Ah! Me perduta! -.
Cambio di scena
Scena II: L’Incontro
Piazza di Monaco di Baviera. Primo pomeriggio. Al centro sta la marmorea e
bianca Loggia dei Marescialli; a sinistra (dal punto di vista del pubblico) si
estendono con più tinte e con più eleganti forme le case e i palazzi dei borghesi
e dei nobili; a destra, verso il fondo, vicino ad altre case e ad altri palazzi, si
può ammirare la possanza barocca d’una basilica cattolica.
Qua e là passano persone di ogni estrazione sociale, di ogni sesso e di ogni età,
molte delle quali conversano tra di loro, altre sono occupate a menar avanti la
propria attività. Nei pressi della Loggia dei Marescialli, stanno due
galantuomini che indossano nobilissimi vestiti di gala. Ognuno di essi ha anche
la spada al fianco. Sono il barone Alexander von Jugendsonne e il conte
Friedrich Joseph von Ritternbach. Entrambi giovani sono membri di quella
parte illuminata e progressista della nobiltà bavarese, ed entrambi sono
cattolici.
Joseph - Ebbene, dicevate? -.
Alexander - Che Aloise verrà -.
Joseph - La protetta di don Brunnenwasser? -.
Alexander - Sì, dessa…. Ma Brunnenwasser è un Pastore, non un prete e…. –
(viene interrotto dall’amico).
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Joseph - Fa lo stesso, è sempre colui che benedice, che dice Messa e che legge
la buona novella. Ma vi ho interrotto? -.
Alexander - Sì…. Stavo per dire che non mi sembra nemmeno il caso di parlar
di Aloise come se si trattasse di una protetta, non credete? -.
Joseph - Forse…. Insomma, non volevo mancarle di rispetto…. È che sappiamo
entrambi che se non fosse stato per un prete, sì, avete ragione… mi correggo, per
un Pastore, ella non sarebbe mai stata capacitata di farsi gradire da noi miserabili
cortigiani -.
Alexander - È vero, molti di noi vivono come se non vi fosse mai stata nessuna
rivoluzione…. Fidatevi, la nostra nobiltà è destinata a contar meno di un volgare,
basso e violento uomo d’affari. Presto saremo come i contadini e i braccianti,
ovvero nulla! -.
Joseph - Oh come avete ragione! E se con questo stavate criticando la borghesia
sta bene…. Dovete sapere che affiderei volentieri la mia vita e i miei beni a un
rozzo boscaiolo, mai a un borghese. Vi son tanti che parlano di Libertà, e ciò lo
apprezzo. Ma questa Libertà è spesso un ignobile fraintendimento che genera
illusioni; al mercante piace soltanto la Libertà di far circolare le merci. Molti
borghesi sono più spietati di Carlo X! -.
Alexander (osservando la piazza) - Avete ragione! Oh, sta arrivando il nostro
caro poeta! -.
Joseph - Manca soltanto Aloise -.
Alexander - Arriverà in tempo, non preoccupatevi! -.
Giungendo dal fondo della parte sinistra della scena e tagliando la piazza verso
la Loggia dei Marescialli, giunge il poeta Johann Friedrich von Schwanenmeer.
È un giovane poco più vecchio di Joseph, di Alexander e di Aloise. Veste
elegantemente. È luterano.
Friedrich (salutando i due amici e accennando loro un inchino) - Buona
giornata amici! -.
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Alexander (ricambiando) - Buona giornata, caro poeta! -.
Joseph (anch’egli ricambiando) - Anche a voi, Friedrich! -.
Alexander (a Friedrich) - È andato bene il viaggio per venir da noi? -.
Friedrich (rispondendogli) - Certo! Ho soltanto lasciato qualche scellino di
troppo al carrettiere. Oggi non aveva in mente di venir qui, a Monaco, o meglio,
se l’era dimenticato. Così si è fatto pagare più del solito! -.
Joseph (a Friedrich) - Ah, voi caro poeta, farete di quel carrettiere un uomo più
ricco del re! -.
Friedrich (agli amici) - E voi, state bene? -.
Alexander (rispondendo) - Certamente, anche se continuo a perdere fiducia nel
genere umano -.
Joseph (ad Alexander) - Misantropo! -.
Alexander (a Joseph) - Forse, sì… forse lo sono. Ma non pensate di evitar di
rispondere al poeta - (a Friedrich) - Dovete sapere che costui si vergogna di dire
che… ecco, che è stato schiaffeggiato da una donna di corte -.
Joseph (ad Alexander e a Friedrich) - È stato soltanto uno schiaffetto, non
valeva nemmeno per un duello! -.
Friedrich (a Joseph) - Fatemi capire, amico mio, duellereste con una donna?....
Voi siete folle, avreste già perso ancor prima di brandire la spada! -.
Joseph (a Friedrich) - Avete ragione!.... Ma si cambi argomento -.
Alexander (scherzosamente) - Questo gli duole assai! -.
Joseph (ribattendo) - Non è vero! -.
Alexander (a Joseph) - Invece lo è! -.
Friedrich (ironicamente) - Ah, forse davanti a tanta frivolezza è davvero d’uopo
cambiar argomento -.
Joseph - Giusto! -.
Alexander (a Friedrich) - Ebbene, signor poeta, lo sapete che ella interverrà con
noi? -.
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Friedrich (sorpreso) - Ella? Avete detto?.... Orsù, amici, di quale madamigella
parlate? -.
Alexander (rispondendo) - Di Aloise. Verrà dal marchese -.
Friedrich (tra sé, alquanto sorpreso) - Pensavo non mi volesse più vedere - (ai
due galantuomini) - E ditemi, sa che vi sono anch’io? -.
Alexander (rispondendo) - Certamente; io stesso l’ho informata della vostra
presenza dal marchese. Sapete, penso che sia per questo che ella verrà…. Alla
fine, soltanto ieri sera è venuta la sua servetta a consegnarmi la sua lettera di
risposta a una che le scrissi ben cinque giorni or sono -.
Joseph (osservando una certa sorpresa in Friedrich) - Perdonatemi, poeta; ma
scorgo in voi della perplessità o della sorpresa a riguardo. Non v’è forse più in
grazie la madamigella? -.
Friedrich (tra sé) - Oh sapeste tutti voi quanto l’ho amata, e quanto sento di
amarla ancora! - (rispondendo) - Nulla… non è nulla, solamente un baglior
fulmineo di sorpresa. Non ci vediamo più da un anno e mezzo, e francamente,
non so perché questo inesorabile silenzio abbia avvolto di tenebre oscure la
nostra lucente amicizia -.
Joseph (ribattendo) - Forse le tenebre che avvolgono ciò che luccica sono le
oscurità del proprio cuore. Non lo pensate? -.
Friedrich (tra sé) - Avete colto nel segno! - (rispondendo) - Potreste aver
ragione! -.
Alexander (ai due amici) - Ma silenzio. Ella arriva! -.
Giungendo dal fondo della parte destra della scena entra Aloise, in
elegantissimi abiti di gala. Dopo aver tagliato anch’ella verso la Loggia dei
Marescialli, raggiunge i tre amici. Accenna loro un inchino e poscia li saluta.
Aloise (agli amici) - Buon meriggio! -.
Alexander e Friedrich (quasi simultaneamente) - Altrettanto, madama! -.
Joseph (ad Aloise) - Buon meriggio anche a voi! -.
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Aloise (agli amici) - State bene? -.
Alexander (rispondendole) - Sto come sempre, ovvero sono immerso nel più
nero pessimismo. Ah, il genere umano, orrida esistenza! -.
Joseph (rispondendole) - Sì, sto bene - (osservando Alexander che sorride) -
anche se qualcheduno vorrebbe certamente ricominciare a discorrere di come un
messere si debba far schiaffeggiare da una signora -.
Aloise (a Joseph) - Siete stato preso a schiaffi? - (osservando Alexander che
sorridendo fa segno di sì con la testa) - Mi dispiace… siete così gentile che ciò
mi meraviglia assai! -.
Friedrich (tra sé) - Fa i complimenti a tutti, ma non mi ancora rivolto uno
sguardo, né una parola… solo un generico saluto. Miserabile… sono un
miserabile! -.
Aloise (ai tra amici) - Ebbene, di cosa si dovrà discorrere dal signor
Hegelnluft? -.
Friedrich (rispondendole) - Mi sembra che il signor marchese voglia discorrere
specialmente intorno all’Anima Bella. Argomento interessante, non trovate?....
L’essere umano che può agire e amare moralmente in modo spontaneo,
misconoscendo ogni forma di dovere e ogni superstizione della ragione e del
cuore. Argomento davvero interessante! -.
Aloise (ridendo) - Ah, ah! È un argomento da poeta! -.
Friedrich (tra sé) - E mi deride! Io la amo, ed ella mi odia! -.
Alexander (ai tre amici) - Ebben, che ne dite di avviarci al palazzo? È presto,
ma passeggiando tranquillamente e lentamente potremmo far passare il tempo e
contemplare la gloria di questa piazza. Qui brilla tanta luce… la luce di un
popolo che vuole la Libertà -.
Joseph (ribattendo) - E che per la Libertà farà anche di questa piazza un inferno
di tenebre! -.
Aloise (rispondendo ad Alexander) - Va bene, si lascino in pace questi discorsi;
e si passeggi un po’ -.
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Joseph (rispondendo) - Come desiderate, messeri! -.
I quattro amici iniziano a passeggiare per la piazza. Durante i dialoghi sotto
riportati andranno verso il fondo della parte sinistra della scena, poi
attraverseranno la scena e andranno verso la sommità della parte destra,
laddove vicino alla basilica, sta il portone aperto di un palazzo. Si formano delle
coppie: Alexander è vicino a Joseph, con il quale parlerà più volte sottovoce in
modo tale che il discorso risulti impercettibile; Friedrich è vicino ad Aloise, la
quale si avvicina sempre più al poeta.
Friedrich (tra sé) - Ella è qui, al mio fianco? -.
Aloise (tra sé) - Non mi ha ancora rivolto uno sguardo. Ah, se non m’amasse,
sarei per sempre sventurata! -.
Friedrich (tra sé) - E si avvicina!.... Lo sa che sta alimentando una pira che
potrebbe arderla viva, l’Amore? -.
Aloise (tra sé) - Oh sì, mi voglio avvicinare! -.
Friedrich (tra sé) - Coraggio, mio cuore… coraggio…. Diciamole qualcosa! -
(ad Aloise, parlando) - Ebben, madamigella Aloise, come state? È da più di un
anno che non ci parliamo e che non ci scriviamo. Temevo che…. - (viene
interrotto da Aloise).
Aloise (a Friedrich) - È vero! È vero! Il silenzio più tombale sembra aver
coperto d’un drappo da funerale la nostra amicizia. Ma che temevate? Orsù,
ditemelo! -.
Friedrich (sommessamente ad Aloise) - Che per qualche ignorata cagione non
fossi più gradito! -.
Aloise (ridendo) - Ah, ah, ah!.... Ma lo sapete che io vi gradisco sempre! -.
Friedrich (tra sé) - E osa ancor deridermi! Crudele! -.
Aloise (tra sé) - Sembra che io l’abbia finalmente colpito!.... Una dolce
occhiata di donna e il suo cuore si aprirà tenero all’amplesso dei miei desideri, e
alla dolcezza dei miei sogni -.
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Friedrich (ad Aloise, quasi fingendo indifferenza e in parte con sottile ironia) -
Scusatemi, avete ragione…. Voi mi gradite sempre! Ma fu lungo il silenzio -
(tra sé) - Ma perché camminando mi viene quasi addosso, come se fosse una
fanciulla che cerca un abbraccio? Non lo sa dunque, né l’ha compreso, che io
l’amavo e che fu il silenzio imposto dal destino a placare quel terribile fuoco che
or si riaccende? -.
Aloise (tra sé) - Perché questa indifferenza?.... Ah, non mi ama… non mi può
amare! Povera me, perché sono costretta a vivere in un sogno? -.
Friedrich (osservando le movenze di Aloise) - Ella abbassa lo sguardo! Ah,
povero me; forse ha compreso… tutto ha compreso! -.
Aloise (a Friedrich) - Comunque sto bene, vi ringrazio per la vostra
preoccupazione! - (tra sé) - Non sappia mai che son depressa nel cuore e che la
cagione del mio affanno sta nella sua anima e nel suo orribile silenzio. Mi saprà
amare? Sì, costui mi saprà amare?.... Oh quanta indifferenza, quanta sofferta
attesa! -.
Friedrich (ad Aloise) - E la musica? Suonate ancora?.... Il signor Brunnenwasser
vi ha insegnato molto bene l’arte dei violinisti! -.
Aloise (a Friedrich) - Certamente, la musica è ormai tutto per me - (tra sé) -
Almeno se contassi qualcosa per voi, avrei nell’Amore un degno compagno del
suono! - (parlando) - E forse mi udrete! -.
Friedrich (ad Aloise) - Udirvi? Non vedo l’ora! -.
Aloise (a Friedrich) - Von Hegelnluft forse mi darà un violino e mi concederà
l’onore di suonare dei motivi, stavo pensando a Beethoven, il più grande
musicista di tutti i tempi -.
Friedrich (ad Aloise) - Beethoven? Ormai è fuori moda, madamigella.
Quell’Italiano, sì, quegli che è di Pesaro, ormai l’ha sostituito per fama e per
beltà. E poi, volete forse misconoscere Mendelssohn? -.
Aloise (tra sé) - Come? È di musica che vuole discorrere costui? Ah, non mi
ama! - (rispondendo) - Vedete, caro poeta, queste nuove generazioni di
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musicisti mi dispiacciono assai, confondono spesso il buffo con il tragico e la
letteratura con la musica. E voi ditemi, scrivete ancora? -.
Friedrich (tra sé) - Sapeste almeno che vi ho dedicato le mie ultime poesie!
Ahimè, non posso... non posso, me lo vietano il destino, l’età e il vostro
comportamento indifferente! - (rispondendo) - Sempre… un poeta scrive
sempre e mai può abbandonare l’astrifiammante regno delle Muse -.
Aloise (tra sé) - Oh se fra queste Muse vi fossi anch’io! Mi sarebbe dato di
sperar da lui eterno Amore, quell’Amore ch’è solo gioia e dolcezza di miele in
mezzo a un oceano di profonde sofferenze e di famelici dolori…. Ahimè, ma
comprendo che i mostri degli abissi dovranno sempre divorarmi… e perché?
Perché non mi ama! -.
Friedrich (ad Aloise) - E le vostre letture? Leggete ancora? -.
Aloise (a Friedrich) - Certo, non riuscirei a vivere nemmeno senza leggere dei
libri, von Goethe e von Schiller, soprattutto, benché in realtà non sia molto in
grado di apprezzar la loro lirica -.
Friedrich (tra sè) - Oh Cielo! Non apprezza ciò che da sempre vado scrivendo!
Ahimè, non può amarmi… ella non mi ama…. Me misero! -.
Aloise (a Friedrich, sorridendo) - Ah, ah, dovete sapere che quando ho
soggiornai a Parigi, commisi l’errore di leggere altro, e me ne dovetti subito
pentire -.
Friedrich (ad Aloise) - E perché? -.
Aloise (a Friedrich) - Dovete sapere che io e delle mie amiche francesi abbiamo
provato a leggere De Sade. È davvero un immorale, tanta mediocrità… volgarità
oscene…. La vergogna della letteratura moderna! -.
Friedrich (ad Aloise) - Oh come vi debbo dar ragione, benché De Sade lo
conosca soltanto di fama…. Questa letteratura non è più come quella di Goethe,
di Schiller e di Stendhal -.
Aloise (a Friedrich, sorridendo) - Per fortuna ci siete voi! Ah, ah, ah, ah! -.
Friedrich (tra sé) - E ancor mi deride! -.
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Aloise (tra sé, osservando le movenze di Friedrich) - Impassibile… sempre
impassibile e colmo di indifferenza…. Gli faccio un complimento e lui? Niente,
sembra anche scosso…. Ma se gli son cagione di tedio e di fastidio, me lo dica; e
io me ne andrò per sempre ad affogare nel pianto il represso sogno del libero
cuore! -.
Friedrich (tra sé) - Ella è qui, perché deve deridermi! -.
Aloise (a Friedrich) - Fra poco sarà quaresima…. Verreste a Messa al mio
villaggio? -.
Friedrich (ad Aloise) - Certamente, ma solo se potrò stare al vostro fianco! -
(tra sé) - Ahimè, che dissi! -.
A questo punto della scena, Aloise scorge dal lato opposto della piazza, che ora
è il sinistro, un’amica. Si congeda senza dir niente da Friedrich e la raggiunge
con passo affrettato. Una volta raggiunta questa sua amica, accenna un saluto.
Ma quella è di fretta così le due fanciulle non si fermano a parlare. Pur tuttavia,
Friedrich ha tempo di star solo per un attimo, anche perché Alexander e Joseph
sono più lontani, vicino al portone del palazzo. Ogni tanto, andando e tornando
dalla sua amica, Aloise osserva Friedrich che finge di non notare ciò.
Friedrich (tra sé) - Ciò parmi davvero insolito!.... Mi deride, mi uccide il cuore
e l’anima… mi invita a una Messa di quaresima e poi?.... Fugge via, da una sua
amica, e guarda se oso seguirla…. È davvero strano! -.
Alexander (volgendosi indietro, a Friedrich) - Scusatemi, caro poeta… ma
Aloise dov’è? -.
Friedrich (indicandola) - Là, da una sua amica…. Ma adesso dovrebbe
tornare…. Si sono congedate! -.
Alexander (a Friedrich) - Questo è strano… davvero! -.
Friedrich (tra sé) - Strano?.... Avete ragione…. Ma che voi, caro amico, siate
complice di qualche suo giuoco? -.
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Aloise ritorna, Alexander e Joseph la vedono e proseguono, finchè non giungono
a destinazione. Aspettando i due amici rimasti indietro, si fermano davanti al
portone del palazzo di von Hegelnluft.
Aloise (a Friedrich) - Mi dovete perdonare…. È una mia cara amica…. Sapete,
è ossessionata dal fatto che non riesce a fidanzarsi -.
Friedrich (tra sé, mentre Aloise continua a parlare) - E forse qui non è la sola! -.
Aloise (a Friedrich) - Continua a incolpare il destino di qualcosa… qualcosa di
brutto, pensa che vi sia una maledizione sulla sua testa e contro il suo cuore…. E
io, molto affettuosamente, sempre le dico di non ingiuriare contro il destino…. È
per mezzo del fato, che io conobbi il mio fidanzato! - (tra sé, balzando
lievemente) - Ah! Orrore… che mai dissi? -.
Friedrich (tra sé, fingendosi indifferente) - Che pugnalata al cuore! Ella…
ella… ella è fidanzata?.... Orrore…. Ah… sì… che io sia sempre maledetto….
Orrore! -.
Aloise (tra sé) - Ah, vi prego…. Perdonatemi! Perdonatemi! - (sempre tra sé,
ma osservando la finta indifferenza di Friedrich) - Eppur non è scosso!.... Cielo,
sento mille e mille brividi per le vene! -.
Nel frattempo i due giovani hanno raggiunto gli altri. Entrano in silenzio dal
portone.
Cambio di scena
Scena III: L’Adulterio
Interno di una modesta chiesa luterana. La navata centrale è occupata
principalmente dalle panche sulle quali siedono i fedeli. Al centro, davanti al
pubblico, stanno un altare e un rustico tabernacolo sopra il quale spicca un
piccolo crocifisso di legno di noce. Due file parallele di colonne si estendono
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lungo la navata centrale. Le pareti, di destra e di sinistra, sono alquanto scarne.
La chiesa, infatti, essendo per il culto luterano, non è addobbata. All’inizio della
navata centrale, sta soltanto un lavacro. Le porte d’ingresso sono finte al centro
e per questo non possono essere viste dal pubblico. Sulle pareti di destra e di
sinistra qualche piccola e graziosa finestra fa intravedere la luce quasi
primaverile del sole. Sul fondo della parete di sinistra (secondo il punto di vista
del pubblico) sta una piccola porta aperta.
È la prima domenica di quaresima. I fedeli, di ogni sesso e di ogni età, siedono
sulle panche; altri sono in piedi, nei pressi delle colonne. Il pastore, Johann
Brunnenwasser, è all’altare, con alcuni aiutanti che gli stanno sistemando le
Sacre Scritture. Veste secondo il suo ufficio. Nel frattempo, molti dei fedeli
stanno intonando dei salmi protestanti, tra i quali si eleva l’impetuosità di Ein
feste Burg ist unser Gott. Nei pressi della prima colonna di sinistra (secondo il
punto di vista del pubblico) e lontani dai molti, stanno Aloise e Friedrich.
Entrambi vestono elegantemente. Non cantano, ma conversano sommessamente.
Friedrich - Alfine vi ho raggiunta, come avevo promesso -.
Aloise - Lo vedo; vi ringrazio. State bene? -.
Friedrich (con voce tremolante) - Volete proprio sapere come mi sento,
nevvero? -.
Aloise (tra sé) - Già immagino che costui stia male…. E io stessa ne conosco la
cagione. Me sventurata! - (parlando) - Sì, poeta! -.
Friedrich - Ah, non chiamatemi più poeta! Vi sentirò mai pronunziare il mio
nome? -.
Aloise - Ma voi siete un poeta; e un nome vale l’altro…. Orsù cosa dovrei dirvi?
Poche volte mi avete chiamato Aloise - (tra sé) - È perché mi disprezzate! -.
Friedrich - Ebbene, se è questo che volete…. Madamigella Aloise! -.
Aloise (tra sé) - Come risulta essergli forzata la pronuncia del mio nome! -
(parlando) - Dunque?.... State bene? -.
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Friedrich (ironico) - E voi lo chiedete? - (tra sé) - Oh incauta domanda! -.
Aloise (rispondendo con voce soffocata) - Sì! - (tra sé) - Io che son la cagione
dei vostri mali! -.
Friedrich - Aloise, cara Aloise… voi vi preoccupereste troppo -.
Aloise - E perché mai? -.
Friedrich - Perché m’è dato di star male -.
Aloise (osservandolo timidamente) - Non mi sembra che abbiate l’aria di un
che sta male! -.
Friedrich - Infatti… tutti i mali, sì, tutte le sofferenze che mi stanno uccidendo
si annidano in sul fondo dell’anima e nel profondo del cuore; e tutto perché
voglio amare, e non posso… perché voglio sentirmi amato, e il destino mi
perseguita…. Perché dinanzi all’inquisitore della mia coscienza, una terribile
immagine di peccato assilla la mia mente, e la assilla fino a farla impazzire. E
voi, nemmanco immaginate quel che sento.... Vivo all’Inferno… e sogno il
Paradiso! -.
Aloise (tra sé) - Che belle parole…. Allora, sì… sì… lo è. Ma… perché a
Monaco, tanta indifferenza? - (parlando) - Pazienza, Friedrich… dovete avere
pazienza…. Siate calmo e tranquillo. Dovete aspettare soltanto un po’, qualche
ora… qualche giorno, fors’anche qualche settimana e vedrete che avrete e
donerete Amore, così come il vostro cuore vi comanda -.
Friedrich (tra sé) - Bell’anima innocente! Io parlo di voi, e voi non lo capite…
ed io mi agghiaccio dinanzi a tanta freddezza. Non sarete voi che scioglierete
codeste nevi! Ah, perché son vivo? Perché sono qua? - (parlando) - La fate
semplice! -.
Aloise - Perché è semplice! Abbiate pazienza e… -.
Friedrich (interrompendola) - E passeranno le settimane, e passeranno i mesi…
e poi gli anni…. Ma quando passeranno trent’anni potrò ancora amare?....
Ahimè, non si può sopravvivere quando iniziano a passare i secoli! La mia
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anima, forse… ma il mio cuore mummificato non riuscirà ad amare nemmeno un
verme! -.
Aloise - La Vita scorre, è vero…. Per questo l’Amore è un sollievo…. Abbiate
pazienza, e lo avrete…. Fede, ecco, più che pazienza dovete avere fede.
L’Amore è un angelo decaduto che si slancia da una vetta alpina. Dovete aver
fede; e vedrete che si ricorderà di volare -.
Friedrich (dispiaciuto e amareggiato) - No, no… non posso! - (tra sé) - Avrò
dunque l’ardire di far del mio cuore una tenebra adulterina? No, no…. Nol sia! -.
Aloise (sorpresa) - Davvero non comprendo? Perché non potete? -.
Friedrich (rispondendole, indicando il Cielo) - Perché esiste una legge morale
che è in noi e che ci sovrasta! -.
Aloise (dispiaciuta) - E voi in nome di quella legge, rifiutereste l’Amore?....
Ah, perché mentite a me e al vostro cuore stesso? -.
Friedrich - Non è una menzogna! -.
Aloise (dispiaciuta) - Ne son contristata… di vedervi così, intendo! -.
Friedrich (amareggiato) - Venite! -.
A questo punto della scena Friedrich fa avvicinare al proprio fianco la giovane
fanciulla. Stanno così per qualche istante, in silenzio, mentre i salmi si
affievoliscono. Nel momento in cui Friedrich sembra voler abbracciare Aloise, il
pastore inizia, dopo la consueta benedizione, a leggere un passo dal Vangelo di
San Matteo.
Brunnenwasser (leggendo) - Avete udito che è stato detto: Non commetterai
adulterio. Io, invece, vi dico che chiunque guarda una donna desiderandola, ha
già commesso adulterio con lei nel suo cuore. Se il tuo occhio destro ti è
occasione di peccato, strappalo e gettalo via da te; perché è meglio per te che
vada perduta una tra le tue membra, anziché l’intero tuo corpo sia gettato nella
geenna. E se la tua mano destra ti è occasione di peccato, tagliala e gettala via
da te; perché è meglio per te che vada perduta una tra le tue membra, anziché il
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l’intero tuo corpo sia gettato nella geenna. In tempo di quaresima, lodiamo il
Signore… il Signore misericordioso, custode della purezza del cuore. Amen! -.
Finita la lettura del passo sopra riportato, i fedeli intonano l’Amen di Dresda e
poscia continuano a salmodiare. Durante tutto questo, ovvero durante la
declamazione della lieta novella, in modo quasi parallelo, Friedrich e Aloise si
ritrovano a conversare, in un contesto alquanto imbarazzante.
Friedrich (sommessamente arrestandosi, né più cercando di abbracciare Aloise)
- Cielo! L’adulterio!.... Adulterio…. Io?.... Adultero?.... Pietà! -.
Aloise (colpita da questa reazione) - Di che parlate, Friedrich?.... Di che
parlate?.... Perché ansimate? Perché quel concetto osceno? -.
Friedrich (tra sé) - Ti ho perduta per sempre, oh Anima! -.
Aloise (insistendo) - Che avete?.... Ma… Cielo, voi tacete…. Tacete, e perché?
Perché? - (tra sé) - Sallo il Cielo che questo non è adulterio!.... Oh Dio, cosa
debbo fare?.... Se lo amo davvero, ebbene, dovrò rinunziare a Karl -.
Friedrich (tra sé) - Perduta per sempre! -.
Aloise (ancora insistendo) - Suvvia, che avete? Mi intimorite! -.
Friedrich (riprendendosi) - Aloise, perdonatemi…. È questo un celeste
volere…. - (inchinandosi) - Addio! E per sempre… addio! -.
Friedrich a questo punto si allontana, si segna di fronte alla Croce ed esce di
scena dalla porta della parete mancina. Aloise si sente mancare e per questo,
appoggiando l’ischiena alla colonna e non veduta si lascia scivolare.
Aloise (tra sé, pensando a qualcosa di indefinito e di inconsciamente progettato)
- Ah! Me lo impone l’Amore! -. Piange, cercando di trattenersi.
Cambio di scena
Scena IV: La Lettera
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La scena che si apre rappresenta il salotto principale della dimora di Aloise.
Una grande e lunga e bella finestra, coperta da bianchissimo tendaggio, si
estende per poco meno di un quarto della parete mancina (dal punto di vista del
pubblico). Ai suoi piedi, di poco spostato dal muro, si estende lungo la stessa
parete un divano in stile neo classico, molto bello e fatto di legno pregiato. Ai
suoi fianchi stanno dei bellissimi mobili. Altri mobili di varia natura, di varia
forma e di vario scopo (ma tutti belli e pregiati) si estendono lungo la parete
centrale che il pubblico può vedere e lungo la parete destra. Una porta bianca e
bellissima e anch’essa di legno pregiato sta verso la fine della parete mancina,
ovvero nei pressi della parete centrale che il pubblico può osservare. È chiusa a
chiave. Sull’altra parete centrale, ovvero su quella che il pubblico non può
vedere, è finta la porta che dal salotto conduce alla bottega (della scena I).
Al centro della scena, sopra un tappeto di seta, sta un tavolo anch’esso in stile
neo classico, tant’è vero che gli allori dorati che possono scorgersi su alcuni dei
suoi cassetti fanno intuire che la famiglia di Aloise abbia ammirato l’epopea di
Buonaparte. Sul tavolo stanno alcune carte, questa volta ordinate, e tutto
l’occorrente per iscrivere. Vicino, stanno delle sedie. Su una di esse, volgendo la
fronte al pubblico, è seduta Aloise. Ella con aria affranta ha appena riposto la
penna nel calamaio, e sta piegando una lettera che, a tempo debito, nasconde
sotto le altre carte. Prende un altro foglio, esita… si guarda attorno e riprende
la penna.
Aloise (tra sé, prima di scrivere e spesso singhiozzando) - Oh Cielo! Qual
infausta prova mi destinate, o nembi… o schiere angeliche, che da lassù mi
contemplate piangente! Ahi, quanto tremor mi assilla il cuore fino all’affanno…
come se già in quest’ore di solitario pensiero soffrissi per lunga agonia! La
lettera più gentile gli scrissi… scrissi a lui che tanto amo e che ripetendo
sommessamente le triste immagini dell’adulterio fugge da me… quando per
l’eco dei suoi tremolanti passi sento risuonar il cimitero di un addio. Qui… qui
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tutto gli ho confessato, gli ho scritto che…. Oh Cielo, pietà! Gli scritto che ad
altri dovetti donare il cuor mio per volontà di aver un po’ di pace e un po’ di
gioia, in questa negletta vita che è pianto e dolore, dubbio e affanno, fede e
sospetto. Come una delirante e supplice nuvola ai piedi d’un sole fuggente con
questo foglio gli corro dietro, non voglio altro che lui… non voglio perderlo, né
so se gradirà la mia sofferenza. Ah, mi avessi io stessa svenata e iscritte queste
parole con la liquida e amara forza del sangue!.... Ah, perché… perché commisi
quell’infausto errore che ora sempre più mi perseguita?.... Il mio cuore non
doveva essere concesso a nessun altro al di fuori dell’unica cagione dei suoi
tracotanti palpiti. Friedrich, voi siete questa cagione! Ma invece pensate
all’adulterio, nulla di più mendace e di ignobile e al tempo medesimo di
irrispettoso nei confronti dei nostri due cuori, segretamente avvinti all’unisono di
una nota infinita di violino!.... Ma ora, ora che ho scritto a lui, cosa scriverò
all’altro… a Karl, il quale tanto soavemente per me prova Amore?.... Si tenti, la
verità - (scrivendo) - Amato mio, dolcezza che presto svanirà, io v’apro il
cuore perché altro non meritate, né inganno né tradimento. Vi prego, non
maleditemi… non copritemi di insulti e di bestemmie! Vi prego, non meritate di
soffrire per l’instabilità del mio cuore - (fermandosi ed esitando) - E ne avrò il
coraggio? Oserò proseguire?.... Cielo, quanto strazio e quanta vergogna! Dovrò
allora tradire l’Amore di una persona gentile che mi ama e che non saprebbe
vivere senza di me? Dovrò gettare alla furia del vento la responsabilità delle mie
scelte?.... Ma Friedrich… Friedrich, oh Dio pietà! L’ho perduto… e per
sempre… e cos’è una vita senza di lui? Cos’è una vita senza Amore? Ah, la
Morte… ecco cos’è! - (quasi illuminandosi) - La Morte? Oh dolce parola….
Ma, rifletti cuore; se ti uccidi avrai il perdono? Alla misera suicida Iddio aprirà
le sue braccia? - (arretrando nell’intenzione) - Ah, no… non sia mai! Debbo
mostrarmi più potente dell’affanno che mi perseguita ed essere onesta,
nient’altro è ormai in mio potere. Cosa dovrò fare?.... Friedrich, voi non lo
sapete… non lo sapete, ascoltatemi, io vi amo… vi amo davvero, con cuore
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puro, come puro è anche il vostro, come il bianco candore delle nuvole lassù, in
cielo, ali di Angeli che circondano l’orizzonte estatico di un sogno; e quale
sogno? Un delirio… una follia…. Mi ingannai da sola, accolsi colui che non
amo e ora… ora mi pento; e dalla penitente anima l’ordine scorgo e ascolto di un
sacrificio. Si scriva a Karl, o vi perderò per sempre! - (riprendendo a scrivere)
- Sappiate almen che non fu mia intenzione ingannarvi, né condurvi a soffrire
come tanto adesso io soffro. Ho ingannato me stessa…. Abbiate pietà…
comprendetemi…. Io, sola e derelitta su queste desolate terre dove anche l’estate
par essere di ghiaccio… io, che tanto soffersi innumerevoli e terribili cure… io
pensai che un po’ d’Amore mi avrebbe potuto rinnovellare la gioia perduta
dell’Anima…. Mi sbagliai! - (interrompendosi ancora) - Dio! Quale orrore!....
Avrò davvero il coraggio di scriverglielo… di dirgli la verità?.... Ah, no… non
posso… non posso!.... Si stropicci questo foglio e si bruci la lettera per
Friedrich…. - (quasi urlando) - Ah! Come eco il mio cuore ripete quel nome, è
nel suo sangue, lo sente… mi conquide le vene, la memoria… le membra; balza
furioso e pur mellifluo, balza come un tigre affamato alla mia mente…. Oh
Friedrich! Oh Friedrich! Non posso perdervi, preferirei la Morte!.... Coraggio,
cuore; si scriva! - (riprende a scrivere) - Karl, vi prego… ascoltatemi, non fu
per perfidia, né per farvi un torto…. Io vi ho amato… ma… perdonatemi, non
ero di voi innamorata…. Per avere un solo istante di felicità… vi prego,
perdonatemi, io v’ho venduto il cuore! -.
A questo punto della scena, qualcheduno bussa alla porta che sta sulla parte
sinistra della parete. Aloise, che ancora non ha terminato di stendere la lettera,
rimette la penna nel calamaio, si alza, trae dalla tasca del vestito una chiave e
va ad aprire. Entra la servitrice (la stessa della scena I).
Servitrice - Perdonatemi, signora, per l’intrusione…. So che mi avete detto che
siete immersa in un affare delicato…. -.
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Aloise (interrompendola) - Non fa niente, va bene… vi ringrazio. Mi portate
qualche nuova? -.
Servitrice - Sì, sì, Karl è alla porta d’ingresso e chiede di poter entrare, io gli ho
detto che oggi non siete dell’umore giusto per ricevere persone ma… vedete, ha
insistito! -.
Aloise (tra sé) - Oh povero cuore tradito! Egli mi ama - (parlando alla serva) -
Che entri pure! - (tra sé) - Oh destino crudele! -.
Servitrice - Glielo dico! Buona giornata, signora! -.
Aloise - Anche a voi! -.
La serve esce per mezzo della medesima porta. Aloise corre agitata verso il
tavolo. Prende in mano la lettera che stava scrivendo.
Aloise (tra sé) - Ahi, me infelice! Egli mi ama…. No, che io non gli faccia
nessun torto! Friedrich, addio! Addio, e per sempre! -.
Nasconde la lettera sotto le altre carte. Poco dopo entra in scena, dalla solita
porta, il giovane fidanzato. Ella gli va incontro, lo abbraccia. I due amanti si
baciano.
Cambio di scena
Scena V: Carne e Sangue
La scena rappresenta un bellissimo paesaggio di collina. Un piccolo e grazioso
torrente scorre lungo l’intera parte mancina della scena (dal punto di vista del
pubblico) e si perde all’orizzonte. Alcune rocce, nei pressi delle sue correnti,
sembrano fatte su misura per sedervi sopra. Per l’intera parte destra della scena
si estende una fitta boscaglia: arbusti, felci, querce, cipressi, pini, abeti, betulle
e via dicendo. Ormai è primavera; e tutto sta per rifiorire e germogliare.
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Seduto su una roccia sta Friedrich, che contempla il fiume, come assortito in un
melanconico e dolente pensiero.
Friedrich (tra sé) - E così è destino che tra noi vi sia sempre silenzio, eterno
silenzio!.... Passarono già tre settimane dal giorno in cui dovetti fuggire da lei,
preso dall’oscuro timor di commettere peccato. Il silenzio! Eterno e ancor più
eterno silenzio! Io non la cercai; ella non tentò di rivedermi…. Come avrebbe
potuto? Del resto, io l’ho amata e certamente l’amo ancora; ma ella… ella no, mi
odia, e forse più di prima. Ma era per forza necessario che il mio onore venisse
deturpato dalle mendaci parole di quella donna?.... Sì, allora io la perseguito e la
molesto? Io? Io che non ho detto e non ho fatto niente… che ho represso il mio
cuore soltanto per evitare la sua inimicizia e al tempo stesso il peccato…. Io che
ho preferito uccidere i miei sentimenti prima di dirle ciò che sicuramente
l’avrebbe turbata…. Fu grande la molestia, è vero; e altrettanto grave fu la
persecuzione! Ingrata… ignobile, dama! Voi mi accusate di avervi fatto quello
che in realtà ho commesso soltanto contro me stesso, e mi chiamate
molestatore?.... Ingrata! Voi non conoscete che cos’è Amore, giuocate come una
pargoletta con i sentimenti delle persone che vi circondano… e ridete, deridete
colui che vi ama… lo uccidete con menzogne più crudeli del veleno di una
vipera. È vero: io vi ho amato, quando non mi fu dato d’amarvi, quando i nostri
sentieri non si dovevano incontrare… io vi ho amato, quando voi cercavate la
luce attraverso la quale fuggire i vostri mali, quando voi mi avete mostrato
un’anima splendente! Ahimè, che menzogna fu questa… e che illusione! Come i
vostri capelli la vostra anima è nera; e in quel mostro assatanato e isterico,
laddove si annidano le serpi più infernali, non v’è spazio né per amare, né per
compatire o almen riconoscere i sentimenti di chi vi ama indarno…. Ingrata!
Ingrata! E non solo la pace dovevate portarmi via, non solo i miei segreti e
innocenti sogni… né i miei innocenti deliri, ma anche l’onore… quell’onore che
mi fa diventare una belva famelica che segue la vittima fiutandole il sangue. Ed
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io, per questo, perché la tinta acquitrina dei vostri occhi non è un mare di
Paradiso, perché la vostra anima è fatta di tenebre e di incubi… per questo
piango, tutte le sere… a voi pensando nell’ansia e nell’ira, come se foste un
tesoro per sempre perduto e sepolto dalle macerie del mio destino. Vi siete presa
giuoco di me, mi avete fatto piangere…. - (con enfasi quasi diabolica) - Non
voglio altro che vendetta… vendetta spietata e inesorabile; e giuro al Cielo che
l’otterrò… sul filo etesio di una spada, l’otterrò! -.
A questo punto, passando dalla boscaglia, entra in scena un frate francescano
che, di età molto avanzata e a piedi scalzi, cerca delle erbe curative. Quando si
accorge di Friedrich, poiché nota in lui qualcosa che non va, gli va vicino e gli
parla.
Frate - Ditemi, figliuolo! Vi siete perso e siete stanco? -.
Friedrich (senza voltarsi, e ironicamente) - Perso? Sì, nella Vita… e per questo
sono stanco di respirare -.
Frate - Non trovate invece che la Vita sia un bene troppo prezioso da gettar via
così? O non siete forse cristiano? -.
Friedrich (voltandosi) - Ah, voi…. Certo, sono cristiano; ma seguace della
dottrina luterana -.
Frate - Ma siete sempre cristiano…. Per questo, perché volete gettar via la Vita
in questo modo? -.
Friedrich - Padre, ditemi, che cos’è una Vita senza Amore… una Vita
schiacciata dai doveri, dalle illusioni e da sogni che fuggono la realtà? Non è
forse un Inferno? -.
Frate - È un Inferno, certo! Ma se è così, la colpa è anche vostra…. L’Amore va
ricercato, fino all’ultimo istante… fino all’ultimo respiro; e anche se non giunge,
va sempre ricercato -.
Friedrich - Ma quando amerò? -.
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Frate - Quando il vostro cuore vi farà nutrire del vino che è sangue e del pane
che è corpo di Cristo. Soltanto quell’atto vi donerà ciò che ricercate, l’Amore!....
Addio; siate prudente e onesto con voi stesso e poi con il prossimo vostro…. E
perdonate coloro che vi offendono. Addio! -.
Il frate, ripassando per la boscaglia, si allontana.
Friedrich (sorridendo in parte anche per nervoso) - Mi mancava pure la predica
di un cappuccio! Facile dire tutto questo quando, lontani dal mondo, si sta
rinchiusi in un monastero…. L’eucarestia cattolica mi darebbe l’Amore e la
pace? Ah, ah, questa è davvero bella; come se il cuore di Aloise dipendesse da
un’ostia…. Ma che dissi…. Nominai Aloise…. - (alzandosi risoluto) - Nessuna
ostia, nessun perdono: vendetta! -.
Cambio di scena
Scena VI: L’Onore
Riva del fiume. Per l’intera parte destra della scena scorrono le acque che si
perdono verso l’orizzonte. Al centro e a sinistra (dal punto di vista del pubblico)
della scena, si estende della boscaglia, mista di alberi come quella della scena
precedente. Un largo sentiero di terra battuta attraversa l’intera scena da
destra a sinistra.
Inginocchiate presso il fiume stanno alcune donne, di ogni età. Esse stanno
lavando il bucato, accompagnandosi con qualche canzone e con qualche
motteggio.
Modestamente vestita e con una cesta in mano colma di bucato e di tutti gli
strumenti utili al lavaggio di questo, entra in scena (da sinistra) la sventurata
Aloise. Va verso il fiume, quando a un tratto, dalla boscaglia spunta fuori
Friedrich. Egli è vestito da galantuomo e al suo fianco si può notare la spada.
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Aloise, nel vederlo, impallidisce e lascia cadere la cesta. Alcune donne,
osservano con la coda dell’occhio.
Aloise (impallidendo, e con voce preoccupata) - Voi qui? -.
Friedrich (sfiorando con la mano destra l’elsa della spada, come atto
intimidatorio) - Io qui!.... Pensavate dunque che non mi avreste mai più scorto,
nevvero? -.
Aloise (preoccupata) - Cosa avete? Perché la vostra voce mi risulta cupa e tanto
lugubre? -.
Friedrich (ironicamente) - Ah, non lo sapete!.... Sto pensando a un funerale! -.
Aloise (camminando lentamente verso il fiume, fingendo di ignorare Friedrich e
lasciando a terra la cesta del bucato) - Vi è morto qualche parente? -.
Friedrich (si interpone alla probabile fuga di lei, la prende sotto il braccio destro
e la tiene ferma con rabbia) - Ancora non avete capito? E non gridate? -.
Aloise (tra sé) - Non grido! Almeno se mi uccidesse… finirei di soffrire! -
(parlando) - Voi chiedete il sangue mio! -.
Friedrich - Sì! -.
Aloise - Ebbene, svenatemi! -.
Friedrich (colpito da tanta compostezza) - Cielo, Aloise! Non è questo che
speravo da voi…. Ditemi… ditemelo… sì, ditemi che non è vero che avete
offeso il mio onore… ditemi che non siete stata voi…. E avrete salva la vita! -.
Aloise - E che v’importa della mia vita? - (tra sé) - Ma Cielo, un’idea malsana
mi piomba per le vene del cervello…. E se invece di farmi uccidere… dovessi
incolpare Karl…. Vi sarebbe un duello, e probabilmente morirebbe…. E sarei
libera…. Ahimè, non gli scrissi quella lettera; avrò il coraggio di condurlo alla
morte? -.
Friedrich (ansimando) - Orsù, avete deciso? Confessate? -.
Aloise (tra sé) - Come potrei farlo? Dovrei condannare io stessa il mio Karl a
morte? -.
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Friedrich (ansimando con rabbia) - Confessate? -.
Aloise (tra sé) - E al contrario dovrei farmi svenare da colui che amo e che
purtroppo offesi per un infantile tentativo di dimenticarlo? -.
Friedrich (ansimando sempre con rabbia) - Non ve lo dirò una terza volta,
confessate? -.
Aloise (risoluta, rispondendogli) - Ebbene, sì…. Io vi ho calunniato… vi ho
diffamato…. Ma ascoltatemi, per pietà…. Non fu un mio volere -.
Friedrich (esitando a crederle) - E di chi mai, allora? -.
Aloise (risoluta) - Di Karl, il mio fidanzato! -.
Friedrich (sorpreso) - Come dite? Egli sarebbe colui che vi ha costretto? -.
Aloise - Sì! -.
Friedrich - E perché? -.
Aloise - Vi ritiene a torto un suo rivale…. Sapete com’è… la gelosia…. E Karl
è molto geloso. Io ho cercato di convincerlo sulla vostra innocenza, ma nulla…
fu inamovibile! -.
Friedrich (funereo) - E inamovibile cadrà a terra come il tronco di un albero che
viene reciso…. Andate, siete salva…. Ma non fatevi più vedere! -.
Aloise (mentre Friedrich sta per andarsene) - Aspettate, aspettate! - (ma
Friedrich è già uscito di scena passando dalla boscaglia) - Ahi, non è questo il
pegno che vi chiedevo! Scorrerà del sangue, e la colpa è mia -.
Aloise fa qualche passo indietro, riprende la cesta e va verso il fiume. Arrivata
sulla riva, getta questa cesta con disperazione. Stando in piedi si mette prima le
mani tra i capelli poi, piangendo, si copre gli occhi. Alcune donne, vedendola si
alzano e cercano di consolarla.
Cambio di scena
Scena VII: Il Duello
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La scena rappresenta una via del villaggio di Aloise, in prossimità della sua
abitazione. Una fila di villette borghesi di ogni forma graziosa si estende per
l’intera parte centrale della scena. Una via di ciottoli attraversa orizzontalmente
questa scena da destra a sinistra. Qua è là vi sono delle case. Un incrocio si
forma al centro per mezzo di una via che verticalmente si ricongiunge a
quell’altra. Da una parte e dall’altra dell’incrocio vi sono altre pittoresche
dimore, alcune delle quali sembrano risalire pure al Medioevo.
La villetta di Aloise è quella al centro, con due porte: quella di destra (dal punto
di vista del pubblico) introduce alla bottega, quella di sinistra alla casa vera e
propria. Una luce di candele proviene dalla finestra del suo salotto, altre luci
provengono dalle finestre delle altre ville. È tarda sera. Poche sono le stelle che
si vedono brillare in cielo, la luna brilla, ma non si vede. È il martedì della
settimana santa.
Incalzato da qualcheduno, correndo dalla parte destra della via orizzontale,
entra in scena Karl. È vestito da galantuomo.
Karl (tra sé, preoccupato) - Ah! Abbiate pietà! -.
Friedrich (raggiungendolo in scena, anch’egli venendo dalla parte destra della
via orizzontale) - Nessuna pietà… per voi, per un mentitore… per un infame
come voi siete! -. (Metta la mano destra sull’elsa della spada).
Karl - E qual è la mia colpa? -.
Friedrich - E lo chiedete? La menzogna, la calunnia! -.
Karl - Che state dicendo?.... Io? Io avrei mentito su di voi? -.
Friedrich - Ah, infame! Osate pure negarlo?.... Non sapete che così la mia ira
scoppierà più forte? Che la mia spada già vuol nutrirsi lentamente del vostro
sangue e gioire della vostra morte? Che l’onore mi impone di uccidervi? -.
Karl - Ma se non vi ho fatto alcun torto!.... Mi rifiuto di brandire la spada,
andatevene! -.
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Friedrich - Ah, dunque siete codardo? E avete la fama di cavaliere?.... Siete un
fanciullo timoroso! -.
Karl - Andatevene, certamente mi avete confuso con qualchedun altro… oppure
un equivoco vi ha avvelenato la mente…. Ascoltatemi! Io avrei forse calunniato
il vostro nome? Io, che nemmeno so ben chi siate? E voi adesso mi accusate di
una colpa mai fatta e mai pensata…. No, non posso duellare con voi! -.
Friedrich - Se non volete brandire la spada, morirete assassinato, qui, senza
onore, con la paura negli occhi…. La vostra sorte è segnata, e il regno della
Morte sta sotto i vostri piedi. O con un duello, o con un assassinio voi verrete
calato giù, nella fossa. Decidete se insiem alla terra vi debba coprire quel poco
d’onore che vi resta, o se invece la vergogna vi debba seppellire -.
Karl - Lasciatemi! -. (Fa per andarsene in direzione della dimora di Aloise).
Friedrich - Dove credete di andare, codardo? -. (Correndo e interponendosi
all’altro).
Karl - Lasciatemi, vi ho detto!.... La mia donna mi aspetta -.
Friedrich - La vostra donna? -.
Karl - Sì, Aloise! -.
Friedrich - Ebbene, per lei dovrete morire!.... Cadrete, oh sì… cadrete prima che
un suo bacio vi possa conturbare…. - (apposta, in atto di sfida) - Prima ancora
che siate indotto a fuggir come una lepre dinnanzi a un peccato mortale….
Ditemi, oh prode seduttore, la vostra virilità sta nella fuga? -.
Karl (prossimo a sguainare la spada) - Come osate, bastardo! -.
Friedrich (contento) - Voi morirete! E morirete da vile! -.
Karl - No, no…. Non avvenga!.... In guardia! -.
Karl sguaina la spada; Friedrich fa la stessa cosa. Inizia un duello furibondo.
Dopo varie fasi alterne e, quando ormai molte persone accorrono uscendo da
diverse ville e correndo da ogni via, Friedrich ferisce superficialmente la mano
destra di Karl. Quest’ultimo, spinto dal dolore, getta come per istinto la spada.
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Allora l’avversario gli appoggia la lama della spada in sulla gola. La gente è
spaventata e intimorita e brontola alcune parole impercettibili al pubblico.
Alcuni individui (di ogni sesso e di ogni età) - Fermo… fermatevi…. È la
settimana santa. Che non scorra del sangue! -.
Karl (a Friedrich) - Avanti, che diavolo aspettate? Configgetemi quella spada
nella gola, oppure in mezzo al cuore…. E dite che sono morto con onore! -.
Aloise (uscendo di fretta dalla porta della villa, vestita elegantemente) - Oh
Cielo! -.
Friedrich (tra sé) - Ah, ella è qui! -.
Karl (a Friedrich) - Allora, che cosa aspettate? Uccidetemi! -.
Aloise (gridando in lagrime) - V’imploro pietà! -.
Friedrich (ad Aloise) - E voi lo chiedete?.... - (a Karl, abbassando la spada) -
Ebbene, sia pietà!.... Andatevene e non fatevi più vedere. Benché siate ancor
vivo, il mio onore è vendicato! -. (Karl a questo punto accenna un piccolo e
impercettibile inchino, riprende la sua spada, la rifodera, e va con la destra
insanguinata presso Aloise, la quale lo abbraccia).
Friedrich (rifoderando la spada, ad Aloise) - E voi… voi… cuore femmineo
d’orrore…. Il Cielo vi fulmini, gli esseri umani vi evitino…. Siate maledetta! E
maledetta per sempre! -.
Aloise (tra sé) - Ah, una maledizione! Oh Cielo, pietà! -.
Alcuni individui - È la settimana santa…. Orrore! -.
Friedrich a questo punto se ne va via, uscendo di scena dalla parte destra della
via centrale. Aloise, dopo qualche istante di pianto tremolante, cade svenuta ai
piedi di Karl che cerca di farla rinvenire. Alcune donne ivi presenti fanno il
segno della croce. Altri individui sono disgustati.
Cambio di scena
Scena VIII: L’Amore
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La scena rappresenta una scarna piazzetta nel villaggio di Aloise. La parte
centrale è occupata per più di metà dalla foresta, al di là della quale, si possono
ammirare le forme impetuose e innevate delle Alpi. Sempre sulla parte centrale,
ma spostata verso destra, si estende una graziosa chiesetta luterana. Il pubblico
può facilmente vederne le tre porte d’ingresso, ora aperte; e in parte il
campanile che, molto stretto e con una campana sola, si slancia al cielo. Un
recinto circonda la chiesa, e qua e là possono scorgersi alcune tombe, delle
semplici e rudi croci di legno o di pietra. Una via che parte da sinistra (dal
punto di vista del pubblico) va verso la chiesetta, poi continua per la parte
destra. A mancina della scena, si scorge la forma di almeno due rustiche
dimore.
È venerdì santo. La campana suona a morto. Alcune persone stanno qua e là
appena fuori della Chiesa, altre entrano. Una musica sacra di organo proviene
dalla navata. Indubbiamente è pomeriggio. Il sole, molto bello e primaverile, sta
per essere lentamente ottenebrato da alcune nuvole.
Aloise entra in scena da sinistra, vestendo elegantemente. Allora è raggiunta da
Friedrich, anch’egli in veste di galantuomo.
Friedrich (chiamandola) - Madamigella Aloise! -.
Aloise (girandosi quasi tremando) - Ah, siete voi!.... Cosa volete? Maledirmi
ancora? Maledirmi anche oggi? Volete forse assassinarmi? -.
Friedrich (accennandole un inchino) - No! Non si parli più di maledizioni, né di
duelli o di assassinio -.
Aloise (sorpresa) - Orsù dunque, perché siete qui? -.
Friedrich (inginocchiandosi) - Vengo dinnanzi a voi e mi prostro ai vostri piedi;
e vi domando perdono, sì… perdono per ciò che feci e per quello che dissi -.
Aloise (perplessa) - E secondo voi cosa dovrei fare? -.
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Friedrich (melanconicamente) - Non siate così fredda…. Oh, se sapeste
l’Inferno che mi ha spinto ad agire così! -.
Aloise (imperiosa) - Spiegatevi… e forse avrete il perdono! -.
Friedrich (raccontandole tutto) - Un anno e mezzo fa, quando per la prima volta
fuggiasco e senza patria vi vidi a Monaco, un sole di speranza aprì e incalzò la
gelida luna del mio cuore…. Vi scrissi delle poesie…. Non ebbi risposta,
pensando di avervi offesa…. Ahimè, fu il silenzio!.... Vi vidi ancora,
quest’anno… e il fuoco stesso si riaccese. Mi scopersi adultero, e per timor di
Dio dovetti tacere e reprimermi i sentimenti… e oltre i sentimenti il cuore -.
Aloise (con gioia) - Il fuoco stesso, dite? -.
Friedrich (galantemente) - Io vi amo…. Aloise, io vi amo… v’ho sempre amata
e vi amo ancora…. Ma pietà… voi mi avete in disprezzo, perdonate questa
incauta parola! -.
Aloise (invitandolo ad alzare) - Cielo! Pensavate che io vi avessi in
disprezzo?.... No… no, Friedrich… caro Friedrich, non fu così… e così non lo è
ancora…. Friedrich, sappiatelo alfine… anch’io… anch’io vi amo…. Friedrich!
Vi amo! -.
Friedrich (sorpreso) - Ma Karl? -.
Aloise (con onestà) - Fu un inganno del mio cuore contro se stesso…. Avrei
voluto dirvelo prima… e più volte ho tentato di scrivervi…. Poi mi arrestavo
perché dispiaciuta…. Quel giovane mi ama… davvero, mi ama…. Ma io… io,
no…. Confusi per un po’ di gioia l’amicizia con l’Amore -.
Friedrich (dispiaciuto) - Ma ora… ora, non si può fare più nulla -.
Aloise (ancora con onestà) - No, non è vero…. Posso ancora affrontare Karl -
(con affetto) - Ma prima che io immerga il mio cuore, il mio nome e il mio
onore in tale prova… vi prego… un abbraccio… concedetemi un abbraccio! -.
I due giovani si abbracciano con trasporto. Aloise dà l’ischiena al pubblico. Nel
frattempo Karl che, entrato in scena per la medesima parte avrà certamente
ascoltato tutto il discorso, scorge questo abbraccio. Preso da geloso furore,
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estrae un pugnale dalle tasche del cappotto. Con violenza pugnala Aloise
all’ischiena. Ella getta un urlo. Alcuni individui accorrono.
Karl (pugnalandole l’ischiena, ad Aloise) - A voi, empia traditrice! - (tra sé,
inorridito) - Ahimè, che feci! -.
Karl arretra spaventato e inorridito di se stesso, getta a terra il pugnale
insanguinato. È tremante. Due uomini lo prendono per le braccia e lo
trattengono. Aloise, nel frattempo, sta per cadere a terra, quando viene sorretta
da Friedrich, il quale le appoggia la testa sul braccio destro e con la mano
sinistra la tiene per il fianco sinistro. Alcuni uomini escono di scena in cerca di
soccorso, altri entrano in chiesa.
Aloise (sentendosi prossima alla morte, con il labbro insanguinato) -
Friedrich… amato Friedrich…. Perdonatemi!.... Ecco, ricevo dal destino ciò che
mi spetta…. Morirò, lo sento… più non riesco a respirare…. Ma morirò tra le
braccia di chi mi ama…. Vi prego…. -.
Friedrich (addolorato) - No… no… non parlate… abbiate forza… non
parlate…. Vi salverete! -.
Aloise (sempre più agonizzante) - Non può esserlo…. Il mio respiro sta
navigando verso il suo ultimo attimo di bagliore…. Se volete salvarmi… e
salvare voi stesso… -.
Friedrich (sempre addolorato) - Imponete! -.
Aloise (forzandosi di sorridere amorevolmente) - Datemi un bacio… che il mio
sangue bagni per una volta sola il vostro labbro…. Mordetemi… per scherzo e
per gioia, solleticandomi per un solo istante… laddove mi duole… mordetemi il
pane delle mie labbra, e sarò salva allora -.
Friedrich (ancor più addolorato) - E io per questo v’impongo di vivere! -.
Aloise (amorevolmente e agonizzante) - Non lo potete… il destino ci è
avverso…. Non tardate… vi prego… presto sarò morta…. Concedetemi questo
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pegno d’Amore… di morir amata e felice, in pace con voi e con Dio…. Vi
prego, questo sol pegno…. Non potreste fare altro -.
Friedrich (commosso) - E sia! -.
Friedrich abbassa il volto a quello di Aloise, la bacia… le morde
scherzosamente il labbro, e le solletica il fianco sinistro…. Poi la guarda negli
occhi. Nel frattempo Karl, muto e sempre trattenuto, volge altrove lo sguardo
lagrimante.
Aloise (felice, nonostante l’agonia) - Ah, Friedrich… ditemelo… ditemelo! -.
Friedrich (follemente e accecato dall’Amore) - Vi amo… ah, sì… vi amo… vi
amo! -.
Aloise spira sorridendo. Egli la mette dolcemente sul suolo. Tra gesti di dolore,
inizia a piangere…. La guarda… poi esanime cade sul suo cadavere. Nel
frattempo le nuvole che stanno per coprire il sole sembrano formare un calice. I
raggi del sole riescono a illuminare ancora la parte sinistra della scena, dove si
trovano Aloise e Friedrich, la parte destra è all’oscuro. Dalla chiesa esce il
pastore Brunnenwasser, va verso i due giovani e li benedice. Molte persone
fanno il segno della croce. Dalla chiesa si sente intonare il Recordare. Karl,
alla fine, riesce a liberarsi dalle mani di coloro che lo trattengono… cade in
ginocchio, si mette le mani tra i capelli… poi inizia a piangere.
Quadro. Cala il sipario


Massimiliano Zaino di Lavezzaro
Mercoledì XIII Marzo MMXIII

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