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martedì 9 settembre 2014

I Sonetti gotici del nuovo Poeta romantico

Sonetto notturno a Schema nuovo con Caudo classico finale - Il Campanile

Un dì mentr’io n’andava in Notte fonda
e a’ campi e a’ boschi e a’ rivi
nell’orizzonte oscuro e in su’i corrivi
nembi e alla bionda

fremente paglia - ‘l grano - un’iraconda
m’apparve un’ombra, e ai bivi
ne scorgevo una pieve a’ suol giulivi
d’un’altra sponda.

Allor m’apparve in sprezzo un campanile
che al ciel s’ergeva e snello,
e della Morte urlava e reo e febbrile

l’arcano ed empio augello,
e nell’etra sen stava e fu sottile,
e fu rubello;

ed era pietra ‘l vello,
e dove ancor la roccia sua s’ammolla,
tra’i mattoni di sangue la gargolla.

Sonetto notturno a Schema nuovo con Caudo classico finale - La Cripta

Era Notte e la Luna or sanguinava
rossa di Fato estremo,
e ‘l cimitero santo - onde ne tremo -
alluminava,

e a’ sepolcri invecchiati or si scagliava -
il suol che in sogno premo -
e questa antica cripta e avvolta in stremo
cieca inquietava.

Allor n’udì tacere un’ombra inquieta,
e giù n’andò e alle scale,
laddove ‘l tetto è fatto e in bare, e a’ meta

ignota urlò lo strale,
e lo spettro svanì, e facea ‘l Poëta,
e fu mortale.

Questo membrar m’assale;
e la tomba crudel m’appar amara,
sepolta e in terra e in pietra, un’orba bara.

Sonetto notturno a Schema nuovo con Caudo classico finale - Il Crocicchio delle Streghe

Nella Notte sen van l’ignote streghe -
e al suol un pentolone -
ne gridano le veglie una canzone
e fan congreghe,

e quando ‘l foco e ‘l fumo fan le beghe[1]
allor sen va ‘l Demòne,
e ne sgozzano in furia un vil montone,
al cor le pieghe.

Chi mai le ha viste un giorno un millenario
dice sia ‘l pelo al mento,
e scheletriche e avvolte in un sudario

sclama sien sol tormento,
e cavalcano in posse un temerario
e freddo vento.

Ma pur son patimento,
e i filtri in mano e in danza e in brama arcana
interpreti ne son di lui, Satàna!

Sonetto notturno a Schema nuovo con Caudo classico finale - La Cattedrale

Cupo e funebre s’erge e al ciel il tempio,
e ‘l rosone alla Luna
funereo e tristo splende e in Notte bruna,
giuoco di scempio,

e i Mostri stanno in pietra, e crudo ed empio
d’un Demòn sta la cuna,
e i gotici portoni son sfortuna
‘ve a Iddio n’adempio.

Così m’è mesta e rea la cattedrale,
e gli archi sono neri,
e la guglia sen brilla e d’ôr, d’opale

e s’infocano i ceri,
e a queste rocce io temo, e sento ‘l Male,
e i desidèri;

e i campanil son fieri,
e ‘l vento ne martella in posse arcane
siccome un spettro urlante le campane,

e i bronzi son forieri
di cantici e di salmi e grevi e cupi
da intimidir perfin le gole a’ lupi,

e i fraticel altèri
ne cantano solenni e in luce orbata,
e in requie arcana giace la navata.

Oh core mio, che speri?
Qui s’estolle ‘l Divin, e alberga fuori
di Lucifero ‘l ghigno; e tu ne muori!

Sonetto notturno a Schema nuovo con Caudo finale - Lo Spettro

Nella Notte s’aggira un’ombra insana,
e dal sepolcro s’erge,
e vagola in tra’i pioppi e a un fonte asperge
la fronte arcana,

e in civetta si muta e poi in poïana,
e ‘l secco sangue terge,
e in un sogno gentile ‘l cor immerge
di Vita vana.

Allor confuso al vespro e a’ boschi n’erra,
di polve n’è cosparso,
e a’ fiori, e a’ cardi e a’ pini mòve guerra,

negro qual osso sparso,
e veste ‘l Nulla e l’orba e ombrosa terra
donde n’è apparso;

e dalla Luna riarso,
e in prima di quest’alba e al suol svanisce,
eternamente in strazio e ancor perisce!

Sonetto saffico con Scambio delle Rime, con due Versi ipermetri e con Caudo classico finale - La Suicida

Gemente giace un’alma ed è in lagnanza,
e questa Vita illusa or maledice.
Si tormenta alla vecchia e cupa stanza
la meretrice.

Bionda e bella e gentile appare e dice
fors’anche i versi mesti e una romanza,
e di sentir, di core e di costanza
fu migratrice.

Stanca e oppressa e colpita è ormai dal senso,
e tradita si lagna - e in colpa e innocente -
e l’Amore le appare alfine immenso,

e all’alma ‘l sente.
Ma tanto è ‘l duolo insano e al spirto denso
che al rosso labbro sugge un tosco e attraënte.

Giovin cade e morente;
e sgualdrina ne muore, oh Sentimento,
per illuso sentir, pe’ un tradimento!

Sonetto saffico con Caudo classico - Un Fiore

Oh! Al sogno vien, o ignota, e m’ami forse
e la piaga mi curi ov’io ferito
un giorno caddi indarno, e ‘l Ciel mi torse
incollerito,

e aspetti un bacio e un detto, lì… ‘ve morse
un senso ameno - al labbro - ed io smarrito
men giaccio inquieto e vano e in furie e in corse
m’è ‘l cor fuggito.

No! Non avrai né baci, e accenti e un fiore.
e non è questo sogno, o un torneämento,
non è questa la Vita, non è Amore….

Oh mio tormento!
Finché putrido ‘l petto non sen muore
nessun fior vi sarà, l’abbracciamento,

chè sol dal lenimento
d’un cor che spira e in terra un fiorellino
sen rinasce in tra ‘l verme. Oh reo Destino!


Massimiliano Zaino di Lavezzaro



Notte tra i Giorni Giovedì XXXI Luglio, e Venerdì I Agosto AD MMXIV



[1]  Qui propriamente in senso di litigio tra di loro.

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