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lunedì 1 ottobre 2018

Luci del Tramonto - Sogno autunnale d'una Gioia di Vita

Melancònica e mesta mi par questa
sera; e il Tramonto co' suoi lumicini
che da lungi, da' i campi, ne sovvèngono
e da' paesi, e questa vampa rosea
che conferma del giorno il bel defùngere,
e questi oscuri muri e i tanti boschi
al par di lei una mestizia profonda
mi gridano; onde non so se l'eterno
alternàrsi di giorni e notti e aurore
non sia altro forse che un dolente mònito
di vacue cure, e vane spemi, e alterni
sì disillusi Sogni... se il furioso
Sentimento del cuor non sia altro che ombra
d'un mutèvole lume di ossa e Fato,
di Luna e Sole, a' predestinazione
incerta scosso dagli illusi corsi
della mia Vita. Ma intendo che questi
lumi del vèspero autunnale e il lor
rivèrbero irriverente su' miei occhi,
e il gelido orizzonte alluminato
per le finestre lontane, e il sussuro
rombante dei trebbiatori notturni,
pur nella nostalgia che essi mi pròvocano,
alfìn, mi danno pace. E mentre in fondo
all'ossa il primo gelo assorbo, io quella
finestra ambita vado ripensando
che la Gioia cela; e giungendo sott'essa
che è chiusa osservo, e che un dèbile lume
da lei proviene. E fuòr non v'è la Luna,
né astro che splende... e meco v'è la prima
nebbia. Così le lampe della via
s'accèndono. Ma da quella finestra
si spegne il lume. Mi sovviene un'ombra.
Mi guarda. Attende. Non scorgo il suo volto,
se rida, o pianga, o se stia incollerita.
Allora ascolto una chiave che chiude
la dolce porta... un'assenza pungente
il Desiderio a ferìr impetuosa
e cieca. Ascolto il latrato d'un cane
cui altri Cèrberi dìcon le stesse urla.
Ascolto fàrsi silenzio da' i campi,
l'ultimo volo dell'airone bianco,
il gridàr primo d'una truce nòttola,
i passi scossi dell'ultime vecchie
che vanno a cena. Ascolto il fruscìo ardente
delle lampade. Continua a guardàrmi!
Un'ombra che trapassa nella Notte,
che si confonde nelle fredde tènebre...
è un'ombra che mi guarda e poi svanisce.
Così lungo le vie de' Sogni muore
in tanta Notte, in molti ambrati lumi
l'ultima speme del mio cuor. E l'alba
verrà a darmi un dolore che è infinito.
Perdònami, oh Gioia, il gran silenzio!... àmami!

Marcus Stone, Merried for Love, Tardo-Romanticismo e Simbolismo inglese, 1881


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Lunedì I del Mese di Ottobre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

giovedì 27 settembre 2018

Ballata - Autunno, mi darai forse un Dì questo poco di Ebe

Autunno, mi darai forse un dì questo poco di Ebe

a dissetàr la noia?....
No! non sarà mai vino, o mosto, o Sogno
colui che riempie il nappo che trabocca.
No! non sarà l'ardore, il cuòr, la Gioia,
d'un bacio il sibilàr che lento schiocca...
non sarà mai, perché è soltanto un Sogno.
No! non sarà che un gaudio mi versa Ebe,
poi ché la Notte inghiotte nel suo mare
l'affogato momento, ora di vìvere,
e di sognare.

Autunno, mi darai forse un dì questo poco di Ebe

a dissetàr la noia?....
Ebe! Ebe! Corre saltellando ovunque
ma non si degna di riempìrmi il càlice.
Ebe! Ebe! Corre danzando e plaudendo.
Dove va? Dove va? A dimenticarmi,
forse, ahi! maledizione dell'Autunno!
E vièn la Notte: inghiotte nel suo mare
l'affogato moment, ora di vìvere,
e di sognare.

Autunno, mi darai forse un dì questo poco di Ebe
a dissetàr la noia?....
Mi darai un sorso di allegrezza e Gioia?
Ma non è l'ora, la Notte, di vìvere,
e di sognare.

Come un nàufrago brama un quieto approdo,
la trambasciata prua lasciando all'onde,
così d'avveràr i Sogni io mi rodo,
e del Destìn disfido ire profonde.
Ma intorno ho sol dell'ombre vagabonde,
e nel vagàr sfaticato e sfinito,
così mi tarda l'osservàr d'un lito;
e vièn sì forte la possa del mare.

Autunno, mi darai forse un dì questo poco di Ebe
a dissetàr la noia?....
Còlmami, Dea, oh Coppiera, di tua Gioia!
Ma non è l'ora, la Notte, di vìvere
e di sognare.

Francis Sydney Muschamp, The Music Lesson, Tardo-Romanticismo inglese, 1896



Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Giovedì XXVII del Mese di Settembre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

mercoledì 5 settembre 2018

I Desideri di Settembre


Oh Settembre!... Settembre, mio soffrente
mese d'Autunno, e prima nebbiolina -
amica cupa della mia campagna -
e fresca piova...
e gèlida mattina e mite fiòr
del pomeriggio...
oh Settembre, che vesti i tuoi tristi occhi
con i ricordi impalliditi e secchi
di tante foglie e de' i miei giorni estivi,
e che ferocemente a guerra muovi
vèr i resti di Agosto...
contro il Sole spumante come màr
di dolci e caldi strali e di piacèr
focosi e immani...
e che mi pingi irrequieto e assonnato
una Natura dormiente e assassina
di se medesma,
assassina del cielo e delle nùvole,
e degli stagni, e de' i torrenti... e poi
di me... di me, misèrrimo Poeta,
e uomo, e fango e terra;
e che mi culli con il tuo leggero
vento quando mi siedo, e penso, e scrivo,
e sogno.... Oh mio Settembre!
Come vorrei che a'i pròssimi tripùdi
delle vendemmie e del frizzante mosto...
come vorrei sognare, e vìver... come
bramerei non scoprìrmi solitario
e vagabondo
nel prènder e sgranàr gli àcini d'uva...
come vorrei che fosse con me questa
ambita Gioia perduta e declamata
con differenti nomi di miei Sogni...
come vorrei gustarmi questo Autunno
bevèndolo con lei da un solo càlice
di Ebe e di Vita,
inno a' la festa de'i vignài incantati
da' tralci, e delle ròndini che vòlano
lontano... e vanno... e vanno;
e come vorrei udìr
un àlito suo, un suo detto e ascoltàr
le sue mani, e il suo labbro,
e pèrdermi in un Sogno in divenire!....
Oh Settembre! Oh Settembre... così bello
e pièn di melanconìa furibonda...
mio Settembre! vièn l'ora
di lasciare dormìr anche Natura...
vièn l'ora di confòndermi
ne' suoi bei Sogni!
L'ora di scègliere o Vita o la Morte!

John Samuel Raven, Rooks Parliament, Tardo-Romanticismo inglese, Seconda Metà del XIX Secolo


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì IV del Mese di Settembre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

venerdì 24 agosto 2018

Risorgimento - Un Canto introspettivo alla Gioia di Vita

Gioia! Profonda e ridente Gioia, odi! forse
che io sogno attènderti a' le tue vie, che urlo
al vento il nome tuo; forse che aspetto
l'ore notturne soltanto per darti
un covo ne' i miei Sogni, che non passa
questa mia attesa e questa speme; forse
che m'innamoro del tuo sguardo aulente
e che mi fai rapito da' i tuoi ambrati
sorrisi; forse che è venuta l'ora
di còglierti e di gustàrti nel càlice
di mesta Vita, alzando i versi giàmbici
d'un rito sacrificale a un dolòr
che vièn pròssimo a spègnersi...
Gioia, mia Erato rinata, e volto e sacro
inno, tripudio d'un vìver ruggente
e inquieto, forse che v'è la stagione
per fàr vendemmia de' i tuoi frutti ambiti,
che è sovvenuto l'àttimo di rìdere
con te bevendo dallo stesso nappo
drogato d'Ebe e cosparso di rose,
e mirti e miele; che mi attende il tempo
di udire l'eco assordante di tua
voce... e rìdere... e rìdere... e sognare,
e vìvere l'ardòr di questi Sogni,
e còglierne la beltà, e d'altri il loto
inebriante, e avveràrne il cuore... e dìrti:
Gioia! Gioia! sublime e bella, e dolce e lieta,
t'amo! e dìrti: Oh superna e sovrumana
Dea... mia Gioia, e Vita, e Amore, onnipossente
Furia che più non teme il venìr d'Ecate,
tu, che inèbri l'ingènuo ardito senso
d'un petto visionario e sognatore,
t'adoro! e ridi! e la Notte finisce,
e il Tramonto trapassa, e sale l'alba,
e sorge il Sole; e per te, mille e mille
Sogni son vivi... ancora vivi, e veri,
e belli, alimentati con gli strali
d'Iperiòne, con fiamme di te stessa,
oh astrifiammente Gioia; e avverati e splèndidi,
sopravvissuti al morìr del notturno
momento! Oh ustoria Gioia, Gioia sorridente
con il guardo d'Urània, oh antelucana
Gioia intramontàbile e serena, amata
Gioia! La Vita risorge e insorge al Fato,
per te s'accende e pugna, e rugge e canta,
e i vaticìni delle Norne giàcciono
sconfitti e vinti; e il cuòr mio alfìn si placa
d'un sorriso, che dolce, sarà eterno.

Louis Marie de Schryver, Rue Royale, Accademismo Francese, Seconda Metà del Secolo XIX, 1898


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Venerdì XXIV del Mese di Agosto dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

mercoledì 15 agosto 2018

Mancanza e Desiderio di Gioia perduta

Verrò... ma non così, là, al tuo verone,
non durante le folli libazioni
della sera... non lì, a cercàr la Luna,
non qui, nelle ombre tripudianti e vaste
del Tramonto... oh! bellìssimo Tramonto!
non ne' i profondi Misteri del tuo
cuore, non nel suo Sogno, né nel mio,
non in ciò che prosegue al bel Crepùscolo,
non nel fiore dell'alba,
nel favillante lamento de' i grilli,
non nella culla d'un sonno recìproco,
non nel nuovo mattino.
Verrò... ma non quest'oggi, né domani,
non di fronte al mattone del tuo covo,
o per la via, o per la brusca campagna,
non a gridare che Ebe versa a' nuova
aurora, quasi a sbagliàr, la rugiada...
la rugiada melliflua
che il vigòr ti ridà come alle rose...
non nel meriggio.
Verrò... ma so che tu no! no!... non conti
né conterai i miei passi, non darai
un colpo d'occhio al mio sguardo piangente...
non vorrai darmi il pegno d'una pena
più mite.... E io or l'espìo, espìo il mio Fato,
il mio Destino di sì intramontàbili
truci silenzi... l'espìo per te, e taci!...
Taci... e mi chiami colpèvole, e mi urli
l'eternità di uno scempio crudele...
e io l'espìo... e non lo sai.
Verrò... e sarà un bel Sogno disilluso
tripudiàr con le tue braccia al mio collo,
e riversare nei quieti rivèrberi
della Luna bagliori di serena
Notte, e giàmbici baci per il tempo
d'un nòbil canto il cui Destino è scritto,
sogghigna "Non esiste!".... Non esiste
cotanto Sogno.... Non esiste! E taci.
Taci e non sai.
Verrò... ma non adesso, non nell'afa
notturna di quest'Estate di stenti...
non nel tuo sonno, a rapìr, a ghermìrti
il sognàr blando del tuo corpo amato,
e della tua Anima il terreo respiro...
non nell'àttimo in cui so che cammini...
non nel tuo cuore.
Ma è così che ho perduta te, oh Gioia mia!

George Edward Robertson, The Lady of Shallott, Tardo-Romanticismo e Simbolismo inglese, 1900



Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì XIV del Mese di Agosto dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

giovedì 26 luglio 2018

Gioia

Muto labbro di Notte, e della Luna
tacente, e silenziosa e tàcita ombra,
silente fiore di latte e d’argento,
e della sera vagabondi Sogni…
erranti ed errabondi e arcani Sogni…
oh, vagabondeggianti ardenti Sogni…
che odo di voi?
La breva, forse, che sìbila lenta,
la piova che s’annunzia onnipotente,
il vento che s’infuria su’ una viòra…
su’ una màmmola…
forse, il rivèrbero amico in su’ le ampie
vie, o in sulle fronde de’ i bei salci,
o sulla fronte mia, sul mio occhio che urla…
che urla sguardi piangenti…
forse, le grida, e i lampi, e i tuoni, i fùlmini,
il Temporale che piega una rosa
a’ i suoi piedi bagnati di piovute ansie….
Perdutamente vostro! Follemente
abbandonato a’ la Furia de’ i vostri
Elementi impazziti… ora mi giacio.
E l’occhio sogna…
sogna Ebe colorita d’alba e Gioia….
Gioia! Gioia! Ridente assillo d’un Pöèta
dal Destino secreto, il qual si desta
dopo Notti di Sogni e Sogni attesi
per morire di te…
per vìver nel tuo cuòr!....
Gioia! Mia chimera, mia ombra riflettente
le Spemi e i Desidèri, e i miei singhiozzi,
potentemente tu, mia cruda assenza,
febbrilmente sognata
nel bàttito d’una foglia che cade…
nell’àttimo d’un lampo che schiarisce
le nubi nere…
Gioia! Spumeggiante tino sì gradèvole
e molle che trabocchi come danza
su chi ti brama, ma non su di me…
oh Gioia! oh Luna!.... Oh Notte!....
La mia trèmula mano stringe a sé
e àgita il falbo fazzoletto e ùmido
del saluto-addio, mentre voi con l’ale
tornate a lampeggiàr nel fosco cielo…
a lampeggiàr nel bieco Temporale.


Ivan Aivazovskij, La Nona Onda, Romanticismo russo-armeno, Prima Metà del XIX Secolo



Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Giovedì XXVI del Mese di Luglio dell’Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.