Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Elegie. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Elegie. Mostra tutti i post

domenica 29 gennaio 2023

Sera - Accordi del Cuore

Ascolto un trillo nella sera muta.

Si protrae. Chi è?.. è il mio cuore che suona

un vecchio pianoforte. Mi rituona

la sua nota: silenzïosa e muta.

 

Poi, un suonar di campane per il vespro:

vorrebbe parlarmi. Non sono sveglio.

No! Non lo sono: sogno; e il sogno è speglio

per la Luna. Recitiam questo vespro!...

 

Recitiamolo! Perché l’ut ha aperto

un suono come d’una litania;

perché attende quasi una Pöesia

il Cielo che, oggi, non si è ancora aperto!

 

Recitiamolo! Perché non intendo

sognare da dannato e maledetto;

perché nel buio vorrei udir e aspetto

un concento.. o un canto che non intendo...

 

Invano dico l’Ave Maria, dico

parole spasimanti e un po’ profonde,

prego Dio e le nuvole vagabonde;

qualcosa di dolce e di miele, dico

 

parole senza fine nella sera,

e nella Notte illagrimata e spenta -

poi che non ha più stelle - e mi diventa

qualcosa che.. no! non può esser la sera.

 

L’hai mai vista? Senza stelle e la Luna?...

No! Allora non diamole questo nome.

Finisco di pregare. Sono come

questa stessa Notte senza più Luna.

 

Ma il cuore trilla ancor le note mute

per una scala enigmatica di ombre,

o di ricordi, poco importa: tombe

di ossa, di ricordanze anch’esse mute!...

 

Sì, mute.. come una scala di diesis,

o un semitono strozzato da piccolo,

o un avorio non pigiato, o anche un piccolo

spasmo di altro tachicardico diesis.

 

Pigiamo insieme: l’ut che si sprofonda

come Anima che si scaglia in mare,

e lo strillo del si, andiamo a pigiare,

in questa Musica assente e profonda!...

 

Suona, oh pianoforte, la tua canzone!

Suona e di me non avere pietà!...

Il dolore che suoni e l’illusione

rugge, m’abbranca.. passa.. fugge.. e va.

Dipinto di Karl Leopold Voss (1856-1921), Il vecchio Pianoforte (Das alte Klavier), Romanticismo, Tardo-Romanticismo, Accademismo, Pre-Impressionismo, 1883. Olio su Tela, Dimensioni 29,5x37,5 cm. Collezione Privata.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Domenica XXIX Gennaio AD MMXXIII.

Elegia di un Cuore che attende la Primavera

Attenderò la Primavera: sogno

florëale! Odi! Lo senti? È il mio cuore.

La attenderai tu con me! per timore

più di un incubo che di questo sogno,

 

o per un rimorso solleticante.

Odi? Questa è la tua affatturazione.

Taci!... Cantami tu, ora, una canzone.

Vorrei fosse anch’essa solleticante,

 

ma come il vento, quegli che va ai fiori

appena nati, come una carezza

sulle mie guance, in quella dolce brezza,

sì, la stessa che va sopra quei fiori.

 

Ecco, questo è il tuo.. il nostro incantamento,

pensa!... Tra poco l’arcolaio stanco

ordirà una corona di fior bianco,

per te.. o altrettanto scialbo, un vestimento,

 

oppure un luccichio di Luna e stelle,

per indovinare insieme la Pasqua,

sulle tue foglie rinascenti e belle,

risorta, come il Dio di quella Pasqua.

 

Vieni! Io ti dò una ghirlanda di rose,

beviamo dalle labbia il filtro arcano

del miele, delle viole e il melograno.

Odoriamo il lezzo di queste rose!...

 

.. E il lezzo della rugiada dell’alba,

che scende dal tuo labbio e chiede un bacio,

e il profumo della mattina scialba,

con il Sole che le dona quel bacio.

 

Taci! Tu, la mia Persefòne amata…

Ti vedo, sciolta dal buio dell’Ade

e cerchi nel mio cuore il mio Orfeo, il tuo Ade

di nuovo, nella sua Morte sventrata,

 

con le Baccanti e con la ridda oscena,

e l’usignuolo geloso dei canti

orfici, e dei Misteri e della pena

del suo Dolore e dei suoi vecchi pianti.

 

Ripetimi una canzone! Ripeti

le tue parole che attendo ad Aprile!...

No! Non sarà presto quel nostro Aprile!

Non lo sarà! È Inverno. E me lo ripeti…

 

È Inverno! E di sangue la terra sgorga,

perché il Mostro iemale va a caccia.

Porgigli un bacio! Porgigli la faccia!...

No! Ti darà quel sangue che gli sgorga!

 

Così le Erinni ordiscono filàmi

di Destini tenebrosi e d’oblio.

Rivedrò forse i tuoi dolci fogliami;

ma per ora no… Il buio incombe. Addio.

Dipinto di Sir Lawrence Alma-Tadema (1836-1912), Le Rose di Eliogabalo (The Roses of Heliogabalus), Tardo-Romanticismo, Accademismo, Neo-Classicismo, Pre-Simbolismo, Simbolismo anglo-olandese, Epoca Vittoriana, Associazione con la Scuola della Confraternita dei Preraffaelliti, 1888. Olio su Tavola, Dimensioni 132,1x213,9 cm. Collezione Privata di Juan Antonio Pérez Simón, in Messico.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Domenica XXIX Gennaio AD MMXXIII.

domenica 26 settembre 2021

Strofe saffiche - Desolazione

Il vento mi ha piegato l’erba, i rami

non daranno più petali né frutti,

vedo volar le foglie impallidite

e maturate,

 

vedo la loro scia, è vorticosa,

porta con sé un po’ di sabbia che dopo

mi solletica gli occhi. Ma non ridono,

non posso ridere,

 

è un fastidio spiacevole la polvere

tra le pupille che non la sopportano

e io la allontano, è così piccola e orba,

ho pietà?... Intanto,

 

infinito silenzio mi sovrasta

benché sembri che qualcuno canti

romanze acide di gracchie e di paglie,

di tenebrore.

 

Chi c’è oltre l’ombra del mio corpo esausto?...

Nessuno. Assaggio una bacca di buon

biancospino, è terribile.. sa solo

d’Autunno e noia

 

ma può essere che stormi più affamati

sappiano amarla come prelibata.

Anch’io vorrei abitare in uno stormo,

volerei libero,

 

adesso, invece, sono un vagabondo,

un viandante in catene settembrine

che vede che la Natura si annienta,

simile al cuore.

 

Allora attendo il crepuscolo cerulo,

l’ora che sia dovunque notte e buio;

userò il giallo delle foglie spente

come lanterne.

Dipinto di Eugen Felix Prosper Bracht (1842-1921), Crepuscolo sul Mar Morto (Abenddämmerung am Toten Meer), Tardo-Romanticismo, Pre-Simbolismo, Realismo tedesco, 1881. Olio su Tela. Alte Nationalgalerie, Berlino.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Domenica XXVI Settembre AD MMXXI.

mercoledì 15 settembre 2021

Strofe saffiche - Foglie

Pensai che sulle ramora le foglie

autunnali stessero allegre a sentirsi

schiacciate dagli zoccoli del vento,

per poi cadere

 

sulla terra di tane ombre insepolte

e fondersi nella madre di tutto,

e respirar la nuova alba dei fiori

di Primavera.

 

Immaginai così il volo dai rami..

dai maschi rami paterni e divini:

un distacco di dolce libertà,

fluttuar nell’aëre,

 

e ogni foglia come ala, come piuma,

fino al bacio bramato con la terra,

con il muschio, coi funghi, con la scia

delle lumache,

 

fruscii cantando al ritmo cadenzato

dei ricci di castagno che precipitano.

No! Sentii, invece, i bronzi della Morte,

udii le prefiche

 

e i demòni irridenti dall’empio Ade,

cadde violata ancora Persefòne.

Come un urlo tremendo, son scagliati

i dadi del Fato.

 

E ora, anch’io sono diventato foglia

che lagrima d’Autunno.

Dipinto di Vincent Willem van Gogh (1853-1890), Due Donne nel Bosco, Impressionismo, Post-Impressionismo, Realismo olandese, 1882. Olio su Carta. Collezione privata.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Mercoledì XV Settembre AD MMXXI.

mercoledì 8 settembre 2021

Brividi

Cinerino m’è l’aër di Settembre,

mi sembra buia la sera che sovviene

e la melanconia di questo istante

mi scuote, come brivido, e mi parla.

 

Dalla finestra incrociata le tempre

del primo freddo le mie mani piene

di vento assiderano, come molte

spade di ghiaccio… E vien l’ora di cena,

 

l’ora dei primi brividi autunnali,

il ticchettio che mi chiama a guardare

il grigiore di nuvole errabonde

sopra le ali dei piccoli aironi,

trascinatori dei miei desideri.

 

Insiste, intanto, in me un brivido gelido,

un’isola di ghiaccio in mezzo al mare,

pallida come ragnatele argentee

sulle paglie smagrite dell’Estate,

covi di ragni e di bellette profonde.

 

Né si placa, se guardo il Sole ancora

estivo, né le foglie ancor virenti,

né il gomitolo caldo dei sentieri

che il canto lieto delle rane bacia.

 

Ma diventa più forte quando sento

i cani della cascina che abbaiano,

come se mi mordessero feroci,

come uno sfregio di odio alla mia faccia.

Poi due lagrime appaiono al mio sguardo.

 

Ho due colpi di tosse… Smarrimento!

Raffreddore, veleno per disii…

Mi agita brividi anche il corno muto,

immaginato di una ignota caccia,

mentre la notte mi fa ancor più triste

e si appresta a sconfiggere ogni lume.

 

Un sol momento.. due o tre luccichii…

Dopo, tutto si spegne interminabile

battaglia di ombre e spiriti aggressivi,

prosieguo eterno dei sanguigni Raudii.

 

Brividi! Brividi! e nient’altro.. agile

pugno di brividi orrendi e furiosi,

come nei vorticosi girotondi

delle Silfidi, come aspri pugnali

col sanguine di Cesare che muore.

 

Ma anche se è bello questo senso freddo

simile a un grido di pugna e di guerra,

mi manca da scaldarmi un vino caldo,

delle gocce di miele per golosi,

altre braccia, due abbracci vagabondi,

la coperta divina dell’Amore.

Dipinto di Konstantin Egorovič Makovskij (1839-1915), Ophelia, Tardo-Romanticismo, Accademismo, Realismo, Simbolismo russo, Gruppo dei Pittori girovaghi (Peredvizhniki),1884. Olio su Tela. Museo di Arte regionale, Samara.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Mercoledì VIII Settembre AD MMXXI.

domenica 5 luglio 2020

Un Tramonto in Orizzonte di Porpora

Versione I

Né più mi beo delle voci dai campi,
solenni giuramenti di ale allegre,
né più sento un ricordo del meriggio
bollente, con il Sole che splendeva
quasi i suoi strali a dirotto piovendo.
Ma nel profondo oltre le ignote terre
d’un fuoco estivo, ora giusto silenzio
e tanta quiete il cuore mi rapiscono.
E sto dinnanzi al purpureo orizzonte
del qual fiore si chiude - eternamente -
alla prossima Notte, lugubre occhio
d’una Luna rimasta senza volto.
Knud Baade (1808-1879), Una Scena di Naufragio durante la Tempesta, Tardo-Romanticismo norvegese, Fine del Secolo XIX
Versione II

Né più mi beo delle voci dai campi,
solenni giuramenti di ale allegre,
né più sento un ricordo del meriggio
bollente, con il Sole che splendeva
quasi i suoi strali a dirotto piovendo.
....
E sto dinnanzi al purpureo orizzonte
del qual fiore si chiude - eternamente -
alla prossima Notte, lugubre occhio
d’una Luna rimasta senza volto.
Knud Baade (1808-1879), Scena di Navigazione durante la Tempesta, Tardo-Romanticismo norvegese, Fine del Secolo XIX
Versione II 

Né più mi beo delle voci dai campi,
solenni giuramenti di ale allegre,
né più sento un ricordo del meriggio
bollente, con il Sole che splendeva
quasi i suoi strali a dirotto piovendo.
Ma nel profondo oltre le ignote terre
d’un fuoco estivo, ora giusto silenzio
e tanta quiete il cuore mi rapiscono.
E sto dinnanzi al purpureo orizzonte
del qual fiore si chiude - eternamente -
alla prossima Notte, lugubre occhio
di Luna senza più volto rimasta.
Knud Baade (1808-1879), Una Tempesta di Mare, Tardo-Romanticismo norvegese, Fine del Secolo XIX
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Sabato IV Luglio AD MMXX.

venerdì 15 maggio 2020

Quanto m'è triste il Tramonto che d'altri


Quanto m’è triste il tramonto che d’altri
giorni viene, col suo sguardo un po’ torvo
e il febbrile orizzonte, e i nuvoli alti
e burrascosi! Ma pur così, anche se orbo

dei serotini lumi, io dai suoi spalti
di tale istante l’aër aspro e sordo
delibo. Ora, ei mi conquide. Né gli scaltri
mugolii dai vicini campi, e il corvo

che li fa, bastano a togliermi questa
beffarda quiete d’impazziti sensi,
pei quai eccitata la Notte e più cieca

sovviene…. E tutt’intorno la Tempesta
splende, con rossi cieli e bui immensi,
come ombre nere sopra un’urna greca.

Lascia la requie a queste falangi d’esanimi opliti!

Caspar David Friedrich, Tramonto in Riva al Mare, Romanticismo tedesco, Inizi del Secolo XIX

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Venerdì XV Maggio AD MMXX.

domenica 16 febbraio 2020

Il Pipistrello

Oh pipistrello! tramortito tu,
appendendoti a un cerulo soffitto,
giaci.

Ma soffrendo e gridando irremovibili
urli nel sonno, qui ai fanciulli che hanno
paura domandi:

"Mi temete perché sono più nero
della Morte?....
Mi temete perché vedo le cose
al contrario?....
Mi temete perché di malasorte
sono augurio e sudario?....
Statemi alla larga: finché respiro,
ben potrei trasformarmi in un Vampiro!".

Oh pipistrello! quanta ironia tu
sai ben stillare, mentre dormi e sogni,
osservato dai curiosi che ti temono!

In fin dei conti, è bello addormentarsi
a testa in giù:
veder il Sole prima di socchiudere 
gli occhi, mirar la Luna or che li riapri.

Abbiam cercato più volte di veder il cielo, e nient'altro.
Abbiamo visto soltanto - il fango. Noi siam figli
della terra!

Johann Heinrich Füssli, L'Incubo, Pre-Romanticismo svizzero e tedesco, 1781

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Domenica XVI del Mese di Febbraio AD MMXX.

domenica 29 dicembre 2019

Fine di Dicembre

Dicembre vola via, langue e svanisce
presto, con le sue feste e i suoi nebbiosi
giorni. Oh inverno! silenzi interminati
qua e là sono interrotti

dal tintinnio di uno strale di Sole,
o dall'ale battenti degli aironi
che stillano acque nei freddi torrenti,
Anime pescatrici

tra la terra selvaggia e le risaie
rimaste colme di stoppie ghiacciate.
Frattanto la tua corsa nella sera
e nella Notte, ansando,

ascolto. Oh come passeggi alle vie
che già preparano il risveglio amato
di Persefòne, dalle ombre dell'Ade,
che sono le tue nebbie!

Oh come i tuoi gorgheggi di tormenta
cullano il mio riposo e quello di altri
spiriti umani!.... Ma in un tuo meriggio,
benché risplenda il Sole,

l'orizzonte che timido traluce
mi fa tristezza. Né mi placa il tuo silenzio,
né mi diverte questa finta, oscura
beffarda Primavera.

Non è ancora tempo, mi urlò l'epigramma, non è
giunto di nuovo l'attimo di mirar nei prati le prime
vïole!

Joseph Farquharson, Figura femminile in un Bosco pieno di Neve in Inverno, Tardo-Romanticismo scozzese, Fine del Secolo XIX.

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Domenica XXIX del Mese di Dicembre AD MMXIX.

sabato 30 novembre 2019

Avvento MMXIX

Illagrimata, interminabil Notte!....
Che mai nascondi, oh Notte mia, domani?....
Ma so che quando sarà giorno udrò
canti sommessi d'attese, di Sogno;
una campana che chiama alla Messa;
i murmuri delle vie e delle piazze;
un lumicin di vetro che si spezza
al vento. So che vedrò i drappi viola
sulle vecchie colonne, e sull'altare;
quattro ceri, purpurei anche questi,
che s'han da accendere; un uomo che prega.
Oh fioretti di pargoli! Oh preghiere!
Oh concenti di vecchi organi freddi!....
Così svelto è venuto il nuovo Avvento!
Così presto morrà un altro Natale!

Peder Mork Mønsted, Ruscello ghiacciato tra le Nevi, Tardo-Romanticismo austriaco, Fine del Secolo XIX

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Sabato XXX del Mese di Novembre AD MMXIX.